L'Italia dovrebbe votare contro l’etichetta di sostenibilità per gas e nucleare e invece sostenere l'idea di una "tassonomia ambra", da affiancare a quella "verde", come "uno spazio definito" e separato in cui discutere del ruolo delle due fonti di nella transizione energetica. Sono le conclusioni di un policy briefing del Think Tank italiano ECCO.
Secondo il documento, nella consultazione in corso sulla tassonomia per la finanza sostenibile - la cui conclusione è prevista per il 21 gennaio - l'Italia dovrebbe opporsi all'inclusione di gas e nucleare "sia per motivi di merito tecnico-scientifici che di inadeguatezza rispetto ai fini dello strumento".
"Le condizioni poste per nuove centrali a gas fossili risultano inadeguate nella pratica e inefficienti", scrivono gli esperti di ECCO. Manca inoltre qualsiasi meccanismo di garanzia di esecutività dei criteri di emissioni e dei limiti di emissione previsti. Non c’è riferimento, insomma, a quali misure Bruxelles potrebbe prendere in caso un progetto prendesse impegni che poi non mantiene.
E' l'ennesimo "cortocircuito logico e legislativo" (come lo definisce la Rivista dell'Energia) della tassonomia, trasformata da materia tecnica a politica, da standard degli investimenti sostenibili privati a strumento di politica energetica degli Stati.
Per il nucleare, oltre ai rischi irrisolti sulle scorie, il documento ricorda l'esperienza di costruzione del terzo reattore di Flamanville in Francia, "non ancora completo 14 anni dopo l’inizio dei lavori e molto più costoso del previsto", per sottolineare "come questi progetti siano molto lunghi e antieconomici". "Una centrale approvata quest'anno – si legge – non sarebbe costruita in tempo per contribuire agli obiettivi climatici del 2030, e una centrale approvata vicino al limite del 2045 sarebbe del tutto irrilevante per gli sfidanti obiettivi di decarbonizzazione del 2050".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA