Rendere più cogenti i target nazionali di riduzione delle emissioni attraverso un sistema che preveda "conseguenze finanziarie" per i Paesi che sforano i tetti. E' uno degli elementi distintivi del Rapporto dell'Europarlamento sul Regolamento Effort Sharing. Un altro è la possibilità per i paesi di usare la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio (CCUS) per raggiungere parte degli obiettivi.
Il regolamento Effort Sharing indica gli obiettivi nazionali (la "condivisione dello sforzo") di riduzione delle emissioni nei settori "non-Ets", cioè agricoltura, trasporti, edilizia, rifiuti.
Secondo quanto scrive la relatrice, la svedese del Ppe Jessica Polfjard, nel testo che dovrà essere emendato e approvato dalla commissione Ambiente del Pe, "è necessario stabilire una prevedibile conseguenza finanziaria per gli Stati membri che non raggiungono gli obiettivi, piuttosto attraverso una procedura di infrazione con conseguenze imprevedibili”. La multa "dovrebbe essere uguale al prezzo medio ETS per i tre anni precedenti" maggiorato del 25%. Polfjard lo chiama sistema "Pressure and Pay".
La donna politica svedese propone di rendere più stringenti i target nazionali, "per rafforzare la convergenza tra gli sforzi degli Stati membri nell'ambito degli obiettivi stabiliti". Il relatore introduce inoltre la possibilità per gli Stati membri di utilizzare CCUS per raggiungere i target, "una proposta innovativa per sfruttare la potenza delle tecnologie pulite nell'Ue azione per il clima", scrive Polfjard. Il voto in commissione Ambiente è previsto prima dell’estate.
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