Nel 2020 i combustibili fossili rappresentavano il 70% dell'energia lorda disponibile nell'Ue, rispetto al 71% del 2019. Lo certifica Eurostat. Nel 1990, il primo anno per il quale sono disponibili dati, era l'83%. L'Istituto di statistica europeo ascrive il calo della quota fossile principalmente all'aumento di quella delle energie rinnovabili.
Secondo il dataset, gli Stati con le percentuali più alte di energia lorda disponibile derivante da fonti fossili nel 2020 erano Malta (97%), Paesi Bassi (90%), Cipro (89%), Irlanda (87%) e Polonia (86%). La maggior parte degli altri Stati membri aveva quote comprese tra il 60% e l'85%. Solo Svezia (31%), Finlandia (41%), Francia (48%), Lettonia (57%) e Danimarca (59%) avevano quote inferiori al 60%.
Confrontando il 2020 con il 2019, solo due Stati membri dell'UE hanno aumentato la loro quota di combustibili fossili nell'energia lorda disponibile: Lituania (di un punto percentuale) e, sebbene marginalmente, Malta. Gli Stati che hanno diminuito di più la quota sono stati l’Estonia (-7 punti percentuali), Danimarca (-5), seguite da Portogallo, Lettonia, Spagna, Bulgaria e Lussemburgo (tutti -4).
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