L'Europa e l’Italia non stanno costruendo abbastanza parchi eolici per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e la sicurezza energetica. E’ la denuncia dell’associazione europea di categoria degli operatori del settore, WindEurope. In base ai dati più recenti nel 2021 l'Ue ha installato solo 11 GW di nuovi parchi eolici nel 2021 e nel 2022-26 dovrebbe costruirne 18 GW all'anno. Ma, si legge nel rapporto, per raggiungere l'obiettivo del 40% di energie rinnovabili entro il 2030 ci sarebbe bisogno di 30 GW l'anno.
La lentezza delle procedure di autorizzazione è l’ostacolo più grande. “L'Italia è un campione a questo riguardo”, dice il Ceo di WindEurope Giles Dickson all’ANSA. “Il decreto semplificazioni è un nobile sforzo da parte del governo” aggiunge Dickson, ma la Penisola "nel 2021 ha installato solo 201 MW di eolico, quando per stare al passo con i target nazionali ne servirebbero almeno mille l’anno”.
"Il problema non è la volontà politica – aggiunge – ma procedure che non sono totalmente digitalizzate” e “un sistema decisionale su cui pende la spada di Damocle delle varie soprintendenze che possono bloccare i lavori". “Un nostro socio italiano – rincara la dose il già vicepresidente di Alstom – ci ha parlato di 40mila euro di fotocopie per presentare la domanda di autorizzazione per un solo impianto, con un sistema così non si possono avere i necessari risultati di politica energetica".
Per il nostro Paese il rallentamento, è l’analisi di Dickson, è cominciato “negli ultimi 3-4 anni” e la responsabilità “è soprattutto del sistema di autorizzazione”. “Ma l’Italia – osserva Dickson – non è la sola, tutti i paesi sono in ritardo sull’espansione dell’energia eolica”. Ritardi che hanno conseguenze sui produttori europei dei componenti e degli impianti.
I bassi volumi di installazione si aggiungono alle strozzature delle forniture e agli alti prezzi delle materie prime in una tempesta perfetta che sta portando alla crisi della filiera europea dell'energia eolica. “Su cinque produttori di turbine in Europa – attacca il Ceo di WindEurope – quattro sono in perdita e uno fa il 3% di utile”. Una situazione che l’associazione, insieme all’industria Ue, ha denunciato anche in una lettera inviata alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, sottolineando la "cattiva salute" della filiera europea dell'energia eolica.
Nella Comunicazione della Commissione europea sui prezzi dell’energia attualmente in preparazione un capitolo dovrebbe essere dedicato proprio alla necessità di velocizzare i permessi per le rinnovabili a livello europeo, definendoli di "preminente interesse pubblico". Una indicazione che dovrebbe essere rafforzata dalle linee guida sul tema, attese per l’estate. “Tutti segnali di volontà politica importante da parte di Bruxelles – riconosce Dickson – così come le iniziative nazionali in Francia, Germania e Italia, con il decreto semplificazioni che è un nobile sforzo da parte del governo".
Di positivo per la Penisola è anche “il grande interesse che c’è da parte degli investitori sull’eolico offshore, che ha costi in caduta libera: il potenziale è enorme e un esempio è il progetto Saipem a largo di Ravenna”. C’è un altro fattore, tuttavia, di cui tenere conto. “Il livello degli investimenti – dice Dickson – ha sempre tenuto, anche nell’annata molto particolare del 2020, ma dobbiamo stare attenti al costo del finanziamento che è la seconda voce di costo più alta nel ciclo di vita di un impianto eolico, è importante mantenerlo basso”.
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