La Commissione europea vuole un riconoscimento per legge che gli impianti per la produzione di energia rinnovabili sono "di prevalente interesse pubblico". Lo ha annunciato la vicedirettrice generale energia della Commissione europea Mechthild Wörsdörfer, parlando alla commissione Industria dell'Europarlamento. La proposta sarà a carattere legislativo, parte del Piano REPower EU, atteso per il 23 maggio.
L'Esecutivo Ue non parla più di semplici raccomandazioni ai Paesi, come nella omonima comunicazione, ma di disposizioni aventi forza di legge. Disposizioni che, a detta di Wörsdörfer, dovrebbero essere inglobate nell’attuale Direttiva sulle rinnovabili (REDII), con un iter a parte rispetto all’ultimo aggiornamento (la REDIII) su cui la discussione a livello Ue si annuncia ancora lunga. Al di là degli annunci, anche se l’iter legislativo, come auspicato da Wörsdörfer, dovesse essere messo sul binario ad alta velocità, si tratta pur sempre di modifiche a una Direttiva, che richiede il recepimento degli Stati. Insomma “il prevalente interesse pubblico” per le rinnovabili potrebbe non essere legge nazionale prima di un anno o due.
"La questione dei tempi del recepimento nazionale esiste – dice all’ANSA un portavoce di WindEurope – ma è molto positivo che la Commissione cominci a fare sul serio sui permessi, anche con i richiami all’applicazione rigorosa della REDII, che già prevede un periodo di due anni al massimo per concedere un’autorizzazione, e nel piano REPower potremmo arrivare anche a un anno”. Wörsdörfer ha dichiarato che per la Commissione i tempi lunghi dei permessi “sono l'ostacolo numero uno" per una maggiore diffusione delle energie rinnovabili nell’Ue.
Il Piano REPower EU sarà accompagnato da una strategia sul solare, anticipata rispetto al calendario della Commissione, con un'iniziativa europea sui “tetti fotovoltaici”. Potrebbe contenere anche una proposta di aumento del target rinnovabili al 2030. Gli europarlamentari della commissione Industria si sono detti disponibili ad appoggiare una ipotesi del 45% del mix energetico al 2030, il 5% in più di quanto proposto dalla Commissione nel pacchetto clima di luglio 2021. Ma solo dopo una nuova analisi di impatto che tenga conto del nuovo scenario dei prezzi.
La Commissione, ha detto Wörsdörfer, ci sta lavorando. “Sosteniamo il target del 45%, ma prima dobbiamo risolvere problemi relativi all’iter di autorizzazione e più in generale all’accettazione sociale delle rinnovabili – spiega il portavoce di WindEurope – altrimenti aumentare i target rischia di essere solo un esercizio accademico”.
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