La riforma dell’Ets e le modalità di introduzione del “dazio per il clima” (Cbam) aumentano il rischio di delocalizzazione delle imprese europee e delle emissioni di gas serra fuori dall’Ue. Lo sostiene un’analisi del Centre for European Policy Network (Cep). “Le strategie previste per ridurre le quote gratuite nel sistema Ets non risultano opportune – avvertono i due autori del Cep, l'economista Martin Menner e il giurista Götz Reichert – aumentano il rischio che l'industria europea trasferisca la produzione e le emissioni più inquinanti verso paesi terzi".
Per il Cep, il nuovo fattore di riduzione lineare (che abbassa il numero di permessi CO2 scambiabili di anno in anno) “è giustificabile solo con un'adeguata parallela protezione dalle tentazioni di rilocalizzazione delle produzioni Ue”. Inoltre, il passaggio dalle quote gratuite al regime del “dazio” per il clima (Cbam), non prevede né esenzioni quando scadranno i certificati gratuiti, né sconti sui costi dei certificati stessi, “condannando così le industrie Ue a competere in un contesto globale di partenza che li vedrebbe svantaggiati rispetto alle aree del mondo con minori sensibilità alla difesa del clima”.
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