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Telco contro Big Tech, 'devono pagare le reti'. L'Ue ci pensa

Telco contro Big Tech, 'devono pagare le reti'. L'Ue ci pensa

Operatori europei hanno investito 500 mld negli ultimi 10 anni, contributo giganti 'poco o nullo'

06 maggio 2022, 17:14

Redazione ANSA

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Telco Ue contro le Big Tech, 'devono pagare le reti '. L 'Ue ci pensa © ANSA/EPA

Negli ultimi dieci anni gli operatori di rete hanno investito oltre 500 miliardi di euro nello sviluppo delle loro reti di telecomunicazioni fisse e mobili in Europa, ma il contributo economico delle Big Tech (Meta, Google, Apple, Amazon, Microsoft, Netflix), che su quelle stesse reti generano oltre il 55% del traffico totale contribuiscono "poco o nulla" al loro finanziamento. Emerge da uno studio realizzato da Axon Partners per Etno, l'associzione europea delle telco, che evidenzia come l'attività delle Big Tech costa a oggi fino a 36-40 miliardi di euro all'anno agli operatori europei.

Gli operatori delle telco "non sono in grado di negoziare condizioni commerciali eque per il sempre crescente utilizzo delle loro reti" da parte delle Big Tech, "le loro offerte sono ormai indispensabili per gli utentim il loro dominio sul mercato è sempre più radicato e non ci sono meccanismi economici, normativi o politici in atto per contribuire a ripristinare condizioni di parità", si evidenzia nel rapporto, che avverte come "questa situazione sta minando la capacità di molti operatori di rete di realizzare un utile ritorno sui propri investimenti e, se sostenuta ulteriormente, potrebbe minacciare alcuni dei obiettivi" Ue sul decennio digitale. L'impatto, prosegue Etno, peggiorerà nel tempo a meno che non venga intrapresa un'adeguata azione normativa.

“L’Ue è stata determinata ad affrontare gli squilibri di potere nello spazio online e tecnologico. Con questo report vogliamo avviare un dialogo aperto con i responsabili politici, i consumatori e le aziende tecnologiche su come affrontare gli squilibri specifici nei mercati del traffico Internet. Non è una questione tecnica: si tratta della nostra capacità di mettere l’Europa in prima linea nella corsa globale del 5G e dell’Ftth”, ha commentato la direttrice generale di Etno, Lise Fuhr, facendo appello a un contributo equo e proporzionato delle Big Tech ai costi dei beni pubblici, dei servizi e delle infrastrutture.

Secondo l'analisi, un contributo annuo di 20 miliardi di euro da parte dei giganti del web allo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione nell'Ue aumenterebbe il Pil fino a 72 miliardi di euro entro il 2025, spingendo anche l'occupazione con la creazione di 840mila posti di lavoro all'anno. Gli operatori citano poi, come conseguenza, anche effetti positivi sia sull'esperienza utente che sui livelli di innovazione e una forte riduzione del consumo di energia e dei livelli di emissioni di carbonio. 

"Penso che ci sia una questione che dobbiamo considerare con molta attenzione, ed è la questione del contributo equo alle reti di telecomunicazioni, perché vediamo che ci sono attori che generano molto traffico che poi abilita la loro attività, ma che non hanno effettivamente contribuito ad abilitare quel traffico e non hanno contribuito a consentire gli investimenti nel lancio della connettività", ha osservato la vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, ammonendo che Bruxelles è "in procinto di comprendere a fondo come potrebbe essere abilitato" e di esaminare l'evoluzione del traffico dati nel tempo.

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