Al termine di due giornate di votazioni a ritmo serrato la commissione Ambiente dell’Europarlamento ha approvato la propria posizione negoziale su sette dei 14 regolamenti del pacchetto clima Ue, noto anche come “Fit for 55”. La plenaria del 6-9 giugno potrebbe però ancora cambiare in modo sostanziale due testi legislativi importanti, cioè l’Ets e la "carbon tax" alle frontiere (Cbam). Sul primo, una stretta maggioranza ha ottenuto l'aumento del livello di ambizione generale del sistema di scambio delle quote CO2, portando il target di riduzione delle emissioni per industria e energia al 2030 dal 61 al 67-68%. L'emendamento è passato con soli cinque voti di scarto e potrebbe essere bocciato in plenaria.
Nel secondo regolamento, il cosiddetto Cbam, il testo adottato in commissione prevede abolizione delle quote gratuite e carbon tax alle frontiere in vigore dal 2030, cinque anni prima di quanto proposto dalla Commissione europea. Anche questo emendamento è passato con uno scarto minimo, 4 voti, e potrebbe non reggere l’urto della plenaria. Il resto del pacchetto è piuttosto stabile.
Nella riforma dell’Ets passano anche emendamenti che aggiungono agli impianti coperti dal mercato anche quelli che bruciano rifiuti urbani e municipali, un sistema bonus-malus per premiare le aziende più innovative in fatto di riduzione delle emissioni e penalizzare quelle che si impegnano meno. Nel Cbam gli eurodeputati chiedono di rafforzare le misure antielusione, l'estensione della copertura del sistema a idrogeno, prodotti chimici organici e plastica fin dall'inizio, la destinazione di una parte dei proventi ai Paesi meno sviluppati, e l'istituzione di un'autorità centralizzata Cbam dell'Ue.
L’Ets trasporti e riscaldamento (noto come Ets 2) è passato, ma almeno fino al 2029 il prezzo della CO2 si applicherà solo a combustibili per trasporti e edifici che hanno carattere commerciale. Di conseguenza, il Fondo sociale per il clima, che si alimenta dai ricavi delle aste dell’Ets 2 risulta più piccolo dei 72 miliardi previsti. Secondo il relatore del provvedimento sull'Ets Peter Liese, “il fatto che proponiamo di anticiparlo di un anno dovrebbe permetterci di salvare il 65% della prima tranche”, cioè circa 15 miliardi su 23 previsti, dopo “è tutta un’incognita perché non sappiamo cosa succederà nel 2029, ed è un peccato".
Gli eurodeputati hanno inoltre adottato le loro posizioni sui target nazionali per le emissioni dei settori non Ets e sull’assorbimento della CO2 da parte dei terreni agricoli, cioè i regolamenti Effort Sharing e Lulucf. In tutte e due essenzialmente gli eurodeputati mantengono l'impianto e gli obiettivi indicati nella proposta originaria della Commissione ma riducono i margini di flessibilità per gli Stati, con l'aggiunta di sotto-obiettivi settoriali e target intermedi.
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