Il piano RePower EU della Commissione europea “è molto apprezzabile” nella parte dell’accelerazione della transizione, “ma finanziarlo vendendo permessi CO2 è sbagliato, così come lo è costruire altre infrastrutture per il gas fossile o affidarsi a un maggiore uso della biomassa”. Il commento del Wwf Europa sul pacchetto energia presentato da Bruxelles riassume bene le reazioni delle Ong, che in generale esprimono apprezzamento parziale.
“Se l’aumento delle forniture gas attraverso lo sfruttamento delle infrastrutture esistenti e la riorganizzazione dei flussi commerciali è necessario nel breve periodo – argomenta il responsabile Europa del think tanks ECCO Davide Panzeri – la criticità principale dei pacchetti è legata al supporto di nuove infrastrutture, come rigassificatori e gasdotti, nuova produzione e nuovi contratti di lungo periodo” che “risultano incompatibili con l’obiettivo 1,5 gradi” fatto proprio dalla Cop di Parigi del 2015 e confermate dalle Cop successive “e rischiano di diventare rapidamente obsoleti e permanentemente costosi man mano che l’Europa avanza nella decarbonizzazione”.
L’industria dell’eolico esulta per la velocizzazione dei permessi per gli impianti. “Il "Piano d'azione RePowerEU" – si legge in una nota di WindEurope - precisa che le energie rinnovabili sono al centro della sicurezza energetica dell'Europa e soprattutto affronta i colli di bottiglia permessi che stanno frenando l'espansione dell'eolico e del solare”. SolarPower Eu parla di “nuova era”, poiché “la Commissione europea aumenta sostanzialmente gli obiettivi solari per il 2030 a 740 GW, riconoscendo il ruolo centrale del solare nel raggiungimento degli obiettivi di sicurezza, economici e climatici dell'Europa”.
"Se l'Europa è seriamente intenzionata a rafforzare tutti gli aspetti della sua resilienza energetica, lo sviluppo delle riserve di gas naturale deve essere valutato e perseguito insieme a quello delle infrastrutture del gas e delle energie rinnovabili", ha affermato François-Régis Mouton, Direttore regionale di IOGP Europa. "In parallelo – aggiunge – l'Ue deve accelerare la diffusione del Carbon Capture Use & Storage (CCUS) e di tutte le soluzioni di idrogeno che offrono vantaggi geopolitici, economici e ambientali e la proposta della Commissione di raddoppiare il Fondo per l'innovazione è molto apprezzata a questo proposito".
Eurofer chiede passi concreti dell’Ue per fornire energia a basso costo alle industrie ad alta intensità. “Per il momento non esistono economia o infrastrutture a idrogeno per il settore siderurgico – ha detto il direttore di Eurofer Axel Eggert – la nostra industria da sola avrà bisogno di oltre 150 TWh di elettricità "pulita", la metà dei quali per la produzione di idrogeno, entro il 2030 per gestire i suoi 60 progetti a basse emissioni di carbonio in tutta l'Ue. Queste esigenze – ha concluso – equivalgono a due volte il consumo di elettricità del Belgio”.
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