“I governi europei hanno preso la storica decisione di porre fine alla vendita di auto e furgoni inquinanti. Quello di oggi è un enorme passo avanti per la lotta al cambiamento climatico". Così Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia, ha commentato la decisione dei ministri Ue che hanno confermato lo stop alle vendite di nuove auto e furgoni a combustione interna a partire dal 2035. Della decisione dei ministri "beneficeranno anche la qualità dell’aria, la nostra indipendenza dal petrolio e la possibilità di rendere i veicoli elettrici più accessibili", ha aggiunto Aneris, ricordando che "ora bisogna concentrarsi sulla capillare diffusione delle infrastrutture di ricarica, la riqualificazione dei lavoratori dell'industria automobilistica e la costruzione della filiera delle batterie sostenibili”.
Per Greenpeace l'accordo per porre fine alla vendita di nuove auto con motori a combustione interna è "rattoppato", perché "il 2035 è troppo tardi per limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi". "Affinché l'Ue onori i suoi impegni con l'accordo sul clima di Parigi - si legge in una nota di Greenpeace Europa - le vendite di nuove auto a benzina, diesel e ibride devono terminare entro il 2028”.
Per il Climate Action Network (CAN) l’intesa dei ministri “non riesce a far fronte all'urgenza dell'emergenza climatica e alla necessità di sostenere le persone vulnerabili nella transizione” e “l'ambizione del pacchetto Fit for 55 continua a non essere in linea con l'obiettivo di 1,5 gradi”. La coalizione di Ong critica il ridimensionamento del Fondo sociale per il clima, e il fatto che l’accordo “non riesca a limitare le quote di emissioni gratuite ai grandi inquinatori, consenta investimenti nel gas fossile tramite i fondi del mercato del carbonio dell'Ue e troppe flessibilità e scappatoie nel regolamento sulla condivisione degli sforzi”.
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