Sostituzione, solidarietà e risparmio sono i principi cardine del Piano Ue per ridurre la domanda di gas in vista di potenziali interruzioni delle forniture russe, lanciato dalla Commissione europea per 'salvare' il prossimo inverno. Prevede un coordinamento europeo rafforzato, soluzioni di mercato per incentivare l'industria a tagliare i consumi da subito, linee guida per individuare i settori eventualmente interessati da razionamenti.
Il target di riduzione dei consumi di gas tra agosto 2022 e marzo 2023 è fissato al 15% rispetto alla media della domanda del periodo negli ultimi cinque anni (2017-21). Varrebbe un risparmio a livello Ue di 45 miliardi di metri cubi. Nella proposta della Commissione, 8,3 sarebbero coperti dall’Italia, 10,3 dalla Germania, 4,7 da Francia e Paesi Bassi, 3,4 dalla Spagna, 2,3 dalla Polonia e così via. Raggiungere l'obiettivo non è obbligatorio. Ma potrebbe diventarlo se le cose si facessero insostenibile. Sarebbe la Commissione europea a poter rendere il target vincolante dichiarando una inedita “allerta a livello Ue” (al momento sono solo gli Stati che possono dichiarare stato di emergenza sul gas) in caso di necessità.
Ogni Paese è libero di scegliere il mix di strumenti per centrare l'obiettivo, dichiarandoli in una versione aggiornata dei loro Piani nazionali di emergenza da presentare entro settembre. Tutti gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto, dovrebbero preparare i necessari accordi di solidarietà il più rapidamente possibile. Solo attraverso questo tipo di accordi, infatti, può concretizzarsi l’aiuto da un Paese all’altro.
Sostuire il gas dove possibile è la priorità, con qualsiasi altra fonte. La soluzione privilegiata sono le rinnovabili, ma la Commissione indica tra i combustibili anche il carbone e il diesel, sebbene solo temporaneamente e senza cambiare i piani di transizione verde a lungo termine. Lo stesso vale per il rinvio dell'abbandono graduale delle centrali nucleari.
Per incentivare le aziende a ridurre i consumi i Paesi potranno contare sull’aumento del massimale degli aiuti di Stato, con una modifica ad hoc del quadro temporaneo adottata dalla Commissione insieme al pacchetto, principalmente composto di una Comunicazione, il Piano vero e proprio, e un Regolamento.
Nell'emendamento si stabilisce che il sostegno pubblico potrà essere utilizzato anche per aiuti alle aziende costrette al razionamento delle forniture di gas, ed a attivare tutti quegli strumenti di mercato raccomandati dalla Commissione per incentivare la riduzione dei consumi energetici da parte dell'industria: contratti flessibili, oppure aste e gare d'appalto con le imprese a offrire riduzione di consumi in cambio di compensazioni, contratti di scambio per grandi consumatori industriali che potrebbero concordare in anticipo scambi contrattuali della loro produzione da una regione più esposta alla penuria di gas verso una regione meno esposta.
Sanità, difesa, settore alimentare vanno considerati come “critici”, al riparo da eventuali razionamenti. Altre filiere, come vetro e ceramica rappresentano una quota significativa dei consumi di gas dell'industria europea, ma solo il 10% del valore aggiunto e una quota marginale degli occupati nella manifattura: potrebbero essere i primi colpiti da razionamenti. Ma Bruxelles si guarda bene dal mettere nel mirino settori specifici. Offre un set di criteri suggerendo di usarli con la necessaria flessibilità, tenendo conto non solo dei fattori economici ma anche della posizione nella catena di approvvigionamento (a monte o a valle) dei prodotti, grado di integrazione transfrontaliera, dei margini di flessibilità della produzione in termini di picchi giornalieri e stagionali oppure la capacità di cambiare fonte di energia, e del danno potenziale agli impianti dovuto all’interruzione delle attività.
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