Il RePower EU è un grande sforzo di visione di insieme, ma rischia di incontrare difficoltà pratiche e non essere applicato pienamente. E’ il giudizio contenuto in una relazione della Corte dei Conti Ue sul Piano RePower EU della Commissione europea.
Il maggior numero di rilievi critici della Corte riguarda lo “smart financing”, con cui la Commissione propone di finanziare le misure del piano. Il meccanismo replica l’approccio dello strumento per la ripresa e la resilienza (RRF): ruolo di pivot ai Piani nazionali per la ripresa e la resilienza, che andrebbero modificati con un Capitolo RePower, reindirizzamento dei prestiti del Next Generation non ancora richiesti, possibilità di riservare quote “RePower” dai fondi di coesione e dello sviluppo rurale e 20 miliardi provenienti da un anticipo delle aste Ets. Anche il criterio di distribuzione dei fondi replica l'RRF, con maggiori risorse agli Stati più colpiti dalla pandemia.
“La Commissione ha stimato che gli investimenti aggiuntivi per RePowerEU – ricorda una nota della Corte dei Conti Ue – ammonterebbero a 210 miliardi di euro". "Tuttavia - prosegue la nota - i finanziamenti aggiuntivi totali resi disponibili ammontano solo a 20 miliardi di euro; le altre fonti di finanziamento sono al di fuori del controllo della Commissione e dipendono dalla volontà degli Stati membri di utilizzare i restanti prestiti dell’RRF o di stornare fondi da altre politiche dell’Ue, in particolare da quelle per la coesione e lo sviluppo rurale".
Di conseguenza, avverte la Corte, "l'importo totale dei finanziamenti effettivamente disponibili potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno d’investimento stimato". La Corte critica anche la scelta di legare la chiave di riparto dei fondi al Covid, che in effetti sta creando problemi e ritardi anche nella discussione in Consiglio Ue.
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