Il Tribunale europeo ha confermato la decisione dell'Antitrust Ue di multare Google nell'uso del sistema operativo Android per consolidare la propria posizione dominante. La multa è stata ridotta dalla Corte in Lussemburgo del 5% da 4,343 a 4,125 miliardi. Resta comunque la più alta mai data in Europa da un'autorità per la concorrenza. Il Tribunale, pur non recependo una delle tre contestazioni della Commissione europea, ha deciso comunque per un importo che tenga conto della "gravità e della durata dell'infrazione". La cifra, afferma la sentenza, "tiene debitamente conto della necessità di infliggere a Google un'ammenda avente effetto deterrente". "Un'impresa delle dimensioni di Google e dotata di un notevole potere di mercato" "non può essere estranea ai propri obblighi ai sensi del diritto della concorrenza", aggiunge anche il dispositivo, notando come dai documenti interni e le dichiarazioni della società, Google "era pienamente consapevole degli effetti delle pratiche contestate nella decisione impugnata".
Per l'autorità in capo alla vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager si tratta di un'importante conferma nella battaglia epocale avviata per imporre regole rigide anche alle Big Tech. In particolare dopo le sconfitte subite quest'anno sui ricorsi alle multe da circa 1 miliardo di euro comminate a Intel e a Qualcomm.
Google aveva già perso lo scorso anno il ricorso su una multa da 2,4 miliardi di euro 'staccata' dall'Antitrust Ue, per aver favorito il proprio servizio di confronto nello shopping. E' poi in attesa di sentenza sul ricorso presentato su una multa da 1,5 miliardi, legata all'accusa di aver aver bloccato i propri concorrenti nella pubblicità online. Alla controllata di Alphabet si sono detti "delusi dal fatto che la Corte non abbia annullato integralmente la decisione". "Android ha creato più scelta per tutti, non meno, e supporta migliaia di aziende di successo in Europa e nel mondo".
Entro due mesi e dieci giorni dalla notifica la società potrà impugnare la decisione. Quanto all'esecutivo Ue, ha solo fatto sapere che studierà la sentenza prima di decidere i prossimi passi.
L'Antitrust Ue aveva avviato la procedura contro Google nell'aprile 2015, per decidere quindi la sanzione nel luglio 2018. Sotto i riflettori, le restrizioni imposte dal colosso di Mountain View ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili, in particolare sulle applicazioni obbligatoriamente pre-impostate nei telefonini (Google Search e Chrome), in cambio della concessione della licenza operativa sul proprio portale di vendita (Play Store). Simile contestazione quanto al condizionare la concessione delle licenze operative su Google Search e Play Store all'impegno a non vendere dispositivi con versioni del sistema operativo Android senza l'approvazione di Google. Non è stata invece condivisa dal Tribunale la decisione della Commissione rispetto al considerare un abuso gli accordi di ripartizione degli introiti pubblicitari, in un determinato portafoglio di dispositivi. Ieri era emerso che Google dovrà affrontare un'azione collettiva di risarcimento fino a 25 miliardi, legata alla raccolta della pubblicità online. "Durante un periodo in cui molte organizzazioni dei media hanno lottato per pagare gli stipendi dei giornalisti, Google li ha privati di miliardi di entrate attraverso comportamenti anticoncorrenziali", sostiene Geradin Partner, lo studio promotore dell'iniziativa, che sarà presentata per conto di alcuni editori in Olanda e Regno Unito. Google ha già definito la causa "speculativa e opportunistica", preannunciando battaglia quando le arriverà la denuncia.
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