Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, noto con l'acronimo Cbam, è compatible con le regole del commercio internazionale e il suo successo dipende dalla capacità dell'Ue di usare i ricavi anche per lo sviluppo delle politiche climatiche nei Paesi del Sud del mondo, e dal rafforzamento della cooperazione internazionale sui temi dello sviluppo e della decarbonizzazione industriale.
E’ la tesi di un policy paper firmato da Pierre Leturcq del think tank Europe Jacques Delors (Ejd). Si tratta di una lettura interpretazione "ottimista", concede l’autore. Il paper è utile perché offre una tabella riassuntiva delle posizioni delle tre istituzioni europee, che hanno appena ripreso i negoziati per definire il regolamento, e un riassunto dell’esame che accademici ed esperti Wto hanno condotto sull’ammissibilità dello strumento in seno all’Organizzazione mondiale del commercio.
"Dopo diversi anni di controllo da parte di esperti di diritto del Wto – si legge – è chiaro che la versione finale del Cbam dell'Ue sarà compatibile con il diritto commerciale internazionale". "Tuttavia - aggiunge Leturcq - restano dubbi sulla sua accettabilità", dovuti a "due principali aree di incertezza: l'uso dei ricavi del sistema e le strade che l'Ue ha scelto di intraprendere” a livello internazionale con alcuni partner sia in sede plurilaterale (G7) che bilaterale (Usa), "i cui impatti sono ancora indeterminabili".
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