L’Ue dovrebbe rafforzare la propensione all’esterno insita nel Green Deal, usandolo come strumento per costruire alleanze con altri partner politici e commerciali. E’ quanto è emerso dal dibattito “Is Europe’s Future Green and Global?” organizzato da Edison Bruxelles a partire dal libro “A Green and Global Europe”, firmato da Nathalie Tocci. A discuterne con la presidente dell’Istituto Affari Internazionali c’erano funzionari Ue e studiosi.
“Certi obiettivi si raggiungono solo con gli altri e i primi ‘altri’ per noi sono gli Stati Uniti”, ha detto Tocci. Con Washington occorre “maggiore flessibilità” su temi come “il carbon pricing o la tassonomia”, ha aggiunto. Secondo Heather Grabbe, consulente delle Open Society Foundations, Bruxelles e Washington dovrebbero cominciare un “lavorare su un sistema transatlantico per l’aggiustamento del prezzo della CO2 alle frontiere”.
Il segretario generale del Servizio europeo per l'azione esterna dell’Ue Stefano Sannino ha ricordato come il Green Deal abbia già contribuito a partnership internazionali come “il Just Transition initiative con il Sud Africa, la Global Methane Alliance con gli Usa e la Global Gateway”. “Ci vuole coerenza” tra l’iniziativa all’interno e all’esterno dell’Ue, ha detto il Responsabile degli Affari Istituzionali con l'Ue di Edison Luca Franza, ribadendo che “Il Green Deal non avrà mai successo se ci concentriamo solo sul fronte interno”.
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