Quantificare la riduzione di emissioni di CO2 assorbite rispetto a un valore di base, fare di più rispetto a quanto già previsto dalle norme Ue (addizionalità), garantire uno stoccaggio a lungo termine e un vero beneficio per le diverse dimensioni della sostenibilità ambientale, dai cambiamenti climatici alla biodiversità. Sul rispetto cumulativo di questi quattro requisiti l’Ue propone di progettare certificati di qualità per la rimozione della CO2, che serviranno a creare regimi di finanziamento pubblico e privato alle nuove tecnologie per l’assorbimento e lo stoccaggio della CO2 e per agricoltori e silvicoltori.
Come in una riedizione della storia della tassonomia degli investimenti verdi, la bozza di regolamento sul "carbon removal", si limita a definire i principi e delega alla Commissione la definizione e l'adozione delle metodologie di certificazione tecnica. La Direttiva CCS, sottolinea il provvedimento, già regola la cattura e stoccaggio della CO2. Il nuovo regolamento copre invece tecnologie BECCS (cattura e stoccaggio della CO2 da bioenergia) o DACCS (la CO2 viene estratta direttamente dall’aria), e l’assorbimento “naturale” attraverso i suoli agricoli e forestali.
Oltre a definire i requisiti generali, sintetizzati nell’acronimo QU.A.LI.TY, il provvedimento determina gli elementi chiave del processo di verifica e certificazione e stabilisce norme per il funzionamento dei sistemi di certificazione. I certificati dovranno essere gestiti sulla base di procedure affidabili e trasparenti, verificati da revisori di parte terza, e rendere disponibili tutte le informazioni sulle rimozioni di carbonio certificate.
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