Bene gli incentivi per l'adozione di nuove tecnologie per decarbonizzare l'industria, ma c'è "preoccupazione" per la mancanza di una soluzione concreta per contrastare il rischio di delocalizzazione. Così Eurofer, l'associazione europea dell'industria siderurgica, commenta l'accordo sulla riforma dell'Ets.
“Accogliamo con favore le misure riviste sui benchmark di riferimento dell'acciaio che forniscono incentivi più forti per l'adozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio come la riduzione diretta del ferro utilizzando idrogeno verde, preservando al contempo la necessità di un'efficace protezione dalla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio nella transizione dalle tecnologie attuali", ha affermato Axel Eggert, direttore generale di Eurofer.
“Siamo molto preoccupati - aggiunge Eggert - per la mancanza di una soluzione concreta per contrastare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio sui mercati di esportazione, mentre in questa fase è stata fissata una traiettoria predefinita di eliminazione graduale delle quote gratuite. Se non si trova una soluzione concreta prima del 2026, le esportazioni di acciaio per 45 miliardi di euro sono in pericolo".
Di "chiaro segnale all'industria per ridurre le emissioni" parla la delegazione dei Verdi all'Europarlamento, che avrebbe preferito più aiuti alle fasce sociali più esposte agli aumenti del prezzo della CO2. "Sono sconvolta dal fatto che gli Stati membri abbiano ridotto significativamente le dimensioni del nuovo Fondo sociale per il clima dell'Ue - ha dichiarato la corelatrice del provvedimento sul Fondo Sarah Matthieu (Verdi) - ci siamo battuti per garantire che gli Stati membri debbano dare la priorità alle famiglie vulnerabili quando utilizzano i restanti 210 miliardi di euro delle nuove entrate dell'Ets2". Il Fondo, ha sottolineato Matthieu "non è abbastanza per proteggere tutte le famiglie vulnerabili in condizioni di povertà energetica, gli Stati membri devono rapidamente intensificare la loro spesa sociale nei prossimi anni".
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