Limitare i metodi di pesca a più alto consumo di carburante, come la pesca a strascico, e adottare soluzioni tecniche come l’ottimizzazione idrodinamica, l’uso di carburanti alternativi, l’illuminazione a led sulle barche. Sono solo alcune delle soluzioni proposte in un rapporto della Ong Oceana per decarbonizzare il settore ittico dell’Ue. Secondo la relazione, le apparecchiature a contatto con il fondo rilasciano nell’acqua grandi quantità di carbonio immagazzinato nel fondale marino, probabilmente tra 10 e 15 volte la quantità di carbonio rilasciata dal carburante bruciato durante le attività di pesca. La flotta italiana ha emissioni di CO2 tra le più alte d’Europa (1,01 milioni di tonnellate l’anno), seconda solo alla Spagna (1,95).
Nel breve termine il rapporto di Oceana indica soluzioni come tecnologie per migliorare la struttura della nave e le apparecchiature di bordo, lo scafo e l'elica, propulsione e motori ausiliari. Da un punto di vista strategico, si legge nello studio, andrebbero migliorate l'ottimizzazione del percorso, il controllo e il monitoraggio del carburante a bordo e si dovrebbe adottare una navigazione più lenta. Per le reti, infine, dovrebbero essere utilizzate quelle che riducono la resistenza.
“La relazione dimostra come l’adozione di misure tecniche e approcci gestionali specifici consentirebbe alla flotta peschereccia di contribuire a centrare gli obiettivi Ue in materia di ambiente e cambiamento climatico – ha detto Alexandra Cousteau, senior advisor di Oceana, - raggiungere questi obiettivi resta ormai una questione di volontà”.
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