I criteri tecnici che legano la produzione dell’idrogeno riconosciuto come rinnovabile dall’Ue a precise aree geografiche potrebbero limitare le soluzioni a disposizione degli impianti industriali in Paesi come l’Italia e la Svezia, che hanno zone del mercato elettrico differenziate. E' la questione della "correlazione geografica", sollevata in un documento firmato da tutta l’industria europea ad alta intensità di energia in riferimento all’atto delegato sull'idrogeno "green", pubblicato la settimana scorsa. Secondo il testo adottato, per usare idrogeno definito rinnovabile un operatore industriale deve avere l’elettrolizzatore nella stessa zona del mercato elettrico dove anche le fonti rinnovabili che lo alimentano vengono prodotte.
Mentre quasi tutti gli altri Paesi Ue hanno una sola di queste zone di mercato che coincide con i confini nazionali, la Svezia ne ha quattro e l’Italia ne ha sette, e non tutte interconnesse direttamente l’una all’altra. Concretamente, commentano fonti industriali, “questo vuol dire che mentre in Francia o in Germania posso connettere l’elettrolizzatore per produrre idrogeno verde a un sito di generazione di rinnovabili in tutto il territorio nazionale, in Italia, se produco energia rinnovabile in Sicilia, non potrò usarla per rifornire un impianto di ceramica, fertilizzanti, acciaio o alluminio nel Nord Italia”. Si tratta, di una delle conseguenze di “ampliare a tutti i settori il principio della correlazione geografica, molto valido per i trasporti ma meno se si applica alla produzione industriale”.
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