Con l’adozione nella settimana appena passata di nuove regole sugli aiuti di Stato per le imprese green, la Commissione europea si prepara a completare il pacchetto di risposta alla corsa agli aiuti per la decarbonizzazione innescata dall’Inflation Reduction Act americano. La prossima settimana arriveranno piano industriale net-zero, legge sulle materie prime critiche e riforma del mercato elettrico. Le bozze circolate in settimana danno un'idea della direzione verso cui Bruxelles intende muoversi. I testi possono ancora cambiare, vediamo cosa si sa al momento.
Piano “Net-zero”
Nove tecnologie pulite, le cui filiere vanno sostenute con obiettivi minimi di capacità di produzione “made in Ue” e “per l’Ue” per ciascuna tecnologia. Al 2030 le catene industriali europee dovrebbero essere capaci di produrre il 40% del fabbisogno di solare fotovoltaico Ue, l’85% per le turbine eoliche, il 60% per le pompe di calore, l’85% per le batterie, il 50% per gli elettrolizzatori per l’idrogeno. Le altre tecnologie strategiche sono: biometano, nucleare, CCUS e reti energetiche. La produzione dovrebbe svilupparsi in distretti industriali, le “Valli”, designati dagli Stati membri.
Due i punti potenzialmente controversi, che riguardano l’inclusione della cattura, uso e stoccaggio della CO2 (CCUS) e del nucleare nell’elenco delle tecnologie prioritarie. Nel primo caso “se si pensa alla grande capacità di gas installata oggi in Europa – spiega il presidente della commissione Ambiente dell’Europarlamento Pascal Canfin (vedi intervista in questa newsletter) – serve un modo per decarbonizzare il settore e il CCUS può avere senso, perché il gas comunque resterà parte del mix energetico europeo”.
Il nucleare era presente nella prima bozza del regolamento circolata a Bruxelles, ma al momento diverse fonti lo danno per stralciato. Il sostegno diretto al nucleare sarebbe difficilmente accettabile per la Germania. L’equilibrio trovato fin qui dalla Commissione è di dare via libera all’energia dell’atomo in modo indiretto, cioè nella produzione di idrogeno – altro settore protetto del piano – e nel principio della neutralità tecnologica scolpito nella riforma del mercato elettrico.
Riforma del mercato elettrico
Le bozze confermano che la Commissione proporrà strumenti a lungo termine per arginare l’instabilità dei mercati a breve termine, dove il prezzo del gas e la sua volatilità contagia quello dell’elettricità. Bruxelles si prepara a rafforzare i contratti a tariffa fissa a lungo termine per la fornitura di rinnovabili e fonti “decarbonizzate” (come il nucleare) oppure – per gli Stati – i contratti per differenza.
Ma non si spinge a prevedere il “disaccoppiamento” tra prezzo del gas e dell’elettricità più volte citato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen nell’autunno scorso. Non sarà una “riforma radicale”, come chiesto la settimana scorsa nel Consiglio informale energia di Stoccolma da Francia e Spagna. Parigi, però, incassa il via libera all’uso dell'atomo per l’energia coperta dai nuovi strumenti concepiti dalla riforma. Se tutto sarà confermato, i nuovi strumenti potranno essere usati anche per il nucleare esistente, in modo da diventare un incentivo al prolungamento della vita delle centrali.
Critical Raw Materials Act
Secondo le bozze, nei prossimi sette anni la capacità interna dell'Ue nell'estrazione delle materie prime critiche dovrà arrivare ad almeno il 10%, e quella di raffinarle e lavorarle ad almeno il 40%. Fondamentale sarà portare anche la capacità di riciclarle ad almeno il 15%. Tre obiettivi da affiancare a una stretta all'import dai Paesi terzi. "Non più del 70%" di "ciascuna materia prima strategica" potrà avere origine extra-Ue, si legge nei socumenti trapelati. I progetti strategici avranno corsia preferenziale, con procedure di autorizzazione più snelle e prevedibili - con tempi non superiori ai due anni - e finanziamenti ad hoc. Bruxelles vuole anche finanziare progetti sviluppati in territori terzi attraverso la sua strategia Global Gateway da 300 miliardi di euro.
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