I negoziati interistutizionali sul Data Act potrebbero concludersi entro la fine di giugno. E' quanto si apprende a Bruxelles da ambienti vicini al dossier. Il cosiddetto trilogo è iniziato poco prima di Pasqua e i nuovi round del cosiddetto sono fissati per il 23 maggio e il 27 giugno.
Il Data Act è stato disegnato da Bruxelles per regolamentare l'accesso sul territorio continentale al nuovo petrolio degli algoritmi dando più controllo e potere di condivisione sui propri dati a utenti, aziende e pubbliche amministrazioni, e diritto di veto contro le ingerenze dei governi stranieri.
A poco più di un anno dalla presentazione della proposta di regolamento targata Margrethe Vestager e Thierry Breton, la presidenza di turno della Svezia ha lavorato per un testo finale che rassicuri le imprese sull'obbligo di condivisione, introducendo la possibilità di rifiutare la trasmissione dei dati sui segreti commerciali "in circostanze eccezionali" se dimostrano di andare incontro a "gravi danni economici", e per dare potere all'arcipelago di servizi di cloud - perlopiù nelle mani delle Big Tech oltreoceano - di mettere in atto "tutte le misure ragionevoli per impedire l'accesso illecito" ai dati da parte dei governi terzi.
Condizioni chiave che vanno ad affiancarsi alle linee originarie di una portabilità più semplice per gli utenti - con la riduzione degli ostacoli nel passaggio da un operatore di cloud all'altro -, e al complicato equilibrio ancora da assicurare tra le disposizioni del Data Act e il Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (Gdpr). E che certificano la scommessa di Bruxelles sul vantaggio futuro di liberare la pletora di dati in costante crescita - nel 2025 il volume potrebbe toccare i 175 zettabyte - per garantirne un loro utilizzo responsabile a favore del tessuto europee delle Pmi, del settore pubblico, e di un migliore accesso alle informazioni in situazioni di emergenza con un occhio di riguardo al clima e alla salute.
Il Data Act rappresenta il terzo pilastro del decennio digitale Ue, accanto all'accoppiata già divenuta realtà Digital Services Act (Dsa) e Digital Markets Act (Dma). Sempre con attenzione allo strapotere cinese e americano.
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