Un modo di "prendere in mano il suo destino" e sfidare a viso aperto gli ancora irraggiungibili giganti asiatici e i maxi-sussidi di Washington. L'Europa taglia il traguardo sul Chips Act e punta dritta a intercettare i mercati del futuro per emanciparsi dal ruolo di vassallo e reggersi sempre di più sulle proprie gambe. Un piano da quasi 50 miliardi di euro in denaro pubblico e privato che, con la benedizione del Parlamento europeo e dei governi nazionali arrivata a tempo record, è pronto ora a spingere la produzione europea dei semiconduttori portandola a raddoppiare dal 10% su scala globale di oggi al 20% entro la fine del decennio.
Su un terreno segnato dallo strapotere di Cina, Taiwan e Corea del Sud nella produzione mondiale dei chip, la vulnerabilità dell'Ue si è fatta via via più evidente con le crescenti incertezze geopolitiche alimentate dall'aggressione della Russia in Ucraina. Anni di dipendenza dall'Asia e mesi di strozzature nella filiera - tra caro energia e tagli alle forniture - che hanno convinto Bruxelles a scommettere su una controffensiva presentata nel febbraio 2022 e che ora può vedere la luce. Sul piatto del tessuto industriale continentale ci sono 43 miliardi di euro in investimenti, di cui 3,3 miliardi dal bilancio dell'Ue, a cui si aggiunge un fondo da 5 miliardi di euro dedicato alle start-up, e poi mega-impianti ancora tutti da costruire, e nuove regole commerciali già validate che aprono i rubinetti degli aiuti di Stato alle aziende che vorranno contribuire alla causa, scongiurando una fuga oltreoceano nelle braccia dell'amministrazione Biden e del suo pacchetto di aiuti da 369 miliardi di dollari.
La sfida dei chip - affiancata dal Critical Raw Material Act presentato a marzo per aumentare l'estrazione delle materie prime strategiche sul suolo europeo - avrà, nella visione della presidente Ursula von der Leyen, un effetto domino sull'Ue portandola a rafforzare "la resilienza e la sovranità digitale" con "un'industria tecnologica pulita" tutta 'in house'. E permettendole, negli auspici del commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, e della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, di "prendere in mano il proprio destino" e "stimolare gli investimenti". A patto però di riuscire a creare quei campioni europei più volte idealizzati per competere con Cina e Stati Uniti senza frammentare il mercato unico a svantaggio di chi deve fare i conti con cordoni della borsa più corti. Un rischio evocato più volte negli ultimi mesi e già evidente nei primi annunci dell'americana Intel, pronta a offrire a Magdeburgo 17 miliardi di euro per una mega fab capace di trasformare il land tedesco della Sassonia-Anhalt nel centro europeo dei semiconduttori.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA