L'Europa si muove per regolamentare l'Intelligenza Artificiale (AI), irrigidire gli standard di sicurezza per i chatbot come ChatGpt e imporre un quadro normativo a sviluppatori e produttori che vogliono fare affari nel mercato unico. Bruxelles prova quindi a imporre un suo modello di AI "rispettosa della privacy, incentrata sull'individuo e basata sui diritti fondamentali", una sfida ambiziosa in un mercato dove Stati Uniti e Cina lasciano invece correre a briglie sciolte il progresso tecnologico. Nell'accordo siglato dai gruppi politici all'Eurocamera l'attenzione è rivolta soprattutto ai cosiddetti 'foundation models', blocchi di sapere primario che fungono da architrave per il funzionamento delle tecnologie ad AI.
Per il testo licenziato dagli eurodeputati tali elementi dovranno essere rigorosamente "progettati e sviluppati in conformità con il diritto dell'Ue e i diritti fondamentali, inclusa la libertà di espressione". L'accordo elimina infatti l'uso più invasivo di alcune tecnologie. "La nostra proposta prevede il divieto di alcune pratiche inaccettabili come il 'social scoring', ovvero la classificazione dei comportamenti sociali su modello cinese, lo stop agli algoritmi che leggono le emozioni in contesti di lavoro o educativo e il divieto di utilizzo di telecamere biometriche a riconoscimento facciale nei luoghi pubblici", ha spiegato Brando Benifei, eurodeputato del Pd e relatore del testo. "Il divieto assoluto dell'uso delle tecnologie che individuano e mappano senza consenso le emozioni e i comportamenti era la linea rossa per i Verdi", ha rimarcato all'ANSA il loro negoziatore, il tedesco Sergey Lagodinski, insistendo sul fatto che, in caso contrario, "si rischiava di rendere sistematica nel mondo digitale la discriminazione su base religiosa o sessuale". Punto fondamentale dell'accordo è anche la divisione delle tecnologie in classi di rischio con un processo di revisione, certificazione e controllo umano per tutte assegnate alla fascia ad alto rischio.
L'accordo tra i relatori al Pe sull'AI non è stato né rapido né scontato. Cuore dello scontro che ha visto quasi saltare il tavolo è stato il blitz ambientalista dei Verdi che ha imposto un paragrafo sulla mitigazione ambientale delle tecnologie ad AI, paragrafo mal digerito dalla delegazione del Ppe. I popolari in cambio però hanno portato a casa una menzione particolare al rispetto del copyright e all'obbligo per tutte le tecnologie ad AI di menzionare l'immagazzinamento o l'utilizzo di qualsiasi opera d'intelletto soggetta a diritto d'autore. Il testo frutto dell'accordo informale dovrà ora andare al voto della commissione Mercato Interno dell'Eurocamera l'undici maggio, dopodiché sarà il turno dei negoziati con Consiglio e Commissione Ue in cui toccherà a Benifei difendere il testo frutto dell'accordo con i suoi colleghi.
Particolarmente aspra si annuncia la battaglia sul divieto assoluto di utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale ad intelligenza artificiale senza il consenso degli interessati, dove il Consiglio Ue potrebbe far passare un'eccezione legata alle clausole di sicurezza nazionale. Col via libera delle istituzioni Ue il testo tornerà in Aula a Strasburgo per l'approvazione finale. L'imperativo e far di corsa, arrivando all'ok finale entro l'anno. Ma la materia è spigolosa ma anche inedita se si pensa che l'Ue si avvia ad essere la prima al mondo a fissare delle regole nel settore. E anche i 27, singolarmente, presto si muoveranno. Berlino, non a caso, ha già annunciato di voler mettere un "guardrail" allo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale.
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