Agire contro i cambiamenti climatici è ancora percepita come una priorità, ma nel 2022 altri problemi come l’inflazione si sono affermati sempre più come una preoccupazione tra i cittadini in Europa e nel mondo, mentre aumentano coloro che non credono alle cause antropiche del riscaldamento globale. E’ il risultato di un sondaggio realizzato dall’Osservatorio internazionale sul clima e le opinioni pubbliche (Obscop) sostenuto da Edf e Science Po di Parigi, che dal 2019 pubblica ogni anno un aggiornamento sui diversi aspetti della percezione dei cambiamenti climatici da parte della società. Il campione di intervistati conta 24mila persone da 30 paesi del mondo.
"Se leggiamo i risultati di quest’anno dal punto di vista della speranza di una mobilitazione per il clima che cambia, i risultati sono deludenti, anche inquietanti", scrivono gli autori del rapporto. "Né l'origine antropogenica del fenomeno, né la necessità di cambiare lo stile di vita o l'accettabilità delle politiche climatiche stanno progredendo – proseguono – peggio ancora: a volte regrediscono per i quattro anni della nostra indagine". Il segnale è quello di “una certa resistenza dei cittadini a possibili azioni contro un cambiamento comunque ritenuto irrefrenabile”.
Nel 2022 il problema dell’inflazione ha sostituito la priorità data ai cambiamenti climatici. L'aumento del costo della vita è il primo argomento di preoccupazione a livello globale (62 %) e occupa il primo posto in 23 dei 30 paesi esaminati nella ricerca.
Il balzo in avanti degli “scettici” sul clima è particolarmente forte in Belgio, dove sono aumentati dal 32 al 41%, in Francia, dal 29 al 37%, in Italia, dal 23 al 31%, in Spagna, dal 29 al 36%. In Paesi come Turchia e India lo scarto è ancora più forte e supera i 10 punti percentuali. Il sondaggio inoltre ridimensiona la portata della mobilitazione giovanile sul clima, e conferma come la preoccupazione sull’ambiente appartenga soprattutto ai cittadini dei paesi più sviluppati.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA