Rendere il tetto ai ricavi per rinnovabili e nucleare un dispositivo automatico attivabile in caso di crisi, è il punto più critico della proposta di riforma del mercato elettrico dell’Europarlamento. E’ questa la posizione di Eurelectric. "Abbiamo serie preoccupazioni circa l’istituzionalizzazione del regime inframarginale che ha frammentato il mercato interno e ha fornito un numero significativamente inferiore di ricavi di quanto previsto dai politici", dichiara il Segretario generale dell’organizzazione Kristian Ruby.
Il tetto ai ricavi raccolti da tecnologie inframarginali (come le energie rinnovabili e il nucleare), è stato originariamente adottato dal Consiglio nell'ottobre 2022 a 180 euro per megawattora come misura di emergenza e temporanea per affrontare alti prezzi dell'energia. Il regolamento garantisce ampio margine di flessibilità agli Stati. Il relatore dell’Europarlamento, Nicolás González Casares, propone di farne un sistema permanente, attivabile in caso di emergenza.
Ma, attacca Eurelectric, il tetto ai ricavi come concepito finora ha portato a un mosaico di iniziative, con limiti diversi a seconda degli Stati. Si va dai 61 euro/mWh in Italia a 85 in Grecia, fino a 130 euro in Belgio. Alcuni paesi hanno scelto di adottare la misura fino al giugno 2023, altri la estendono a dicembre o addirittura marzo 2025.
La misura, argomenta inoltre Eurelectric, ha avuto un’efficacia più bassa del previsto. In Grecia, gli introiti previsti erano a 590 milioni di euro e sono stati raccolti solo 344 milioni di euro. La Spagna, apripista con il suo “meccanismo iberico”, prevedeva di incassare 3 miliardi di euro e ne ha raccolti solo 346 milioni di euro. Un patchwork, conclude Eurelectric, “che frammenta il mercato interno dell'elettricità e indebolisce la fiducia degli investitori in un momento in cui sono necessari investimenti in rinnovabili e infrastrutture a basso contenuto di carbonio. Nel 2022 l'Ue ha investito solo 17 miliardi di euro in nuovi progetti eolici, il più basso dal 2009”.
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