Gli eurodeputati hanno approvato un “cartellino rosso per l'industria della moda" che "deve trasformare le sue pratiche dannose e rispettare i diritti sociali e l'ambiente". Così la coalizione di Ong e imprese per gli standard sostenibili Ecos commenta in una nota la risoluzione dell’Europarlamento sui prodotti tessili circolari e sostenibili.
"Il rapporto – indica Valeria Botta, responsabile del settore Protezione e ripristino della natura di Ecos – ha evidenziato l'assurdità di distruggere i prodotti invenduti e inutilizzati, una pratica che va vietata al più presto per tutti i prodotti: tessili, abbigliamento, calzature ed elettronica” e “ci congratuliamo con gli eurodeputati per aver sostenuto lo sviluppo di requisiti orizzontali di progettazione ecocompatibile per i prodotti tessili prima di concentrarsi sui singoli prodotti”. “Ora – conclude Botta – spetta alla Commissione europea seguire le grandi ambizioni del Parlamento e fissare obiettivi di riduzione vincolanti per le impronte dei materiali e dei consumi dell'Ue".
“Le aziende devono pagare per i rifiuti tessili che creano, in particolare per finanziare l'onere della gestione dei rifiuti a carico da paesi come il Ghana e il Kenya che ricevono quantità ingestibili di vestiti di seconda mano esportati dall'Europa", dichiara Emily Macintosh, responsabile delle politiche senior per i tessuti dello European Environmental Bureau.
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