E’ prevista per mercoledì 5 luglio la presentazione di “Natura 2”, che dovrebbe essere l’ultimo grande pacchetto di proposte del Green Deal prima della fine della legislatura. Ne faranno parte una revisione della Direttiva rifiuti del 2018 limitata agli aspetti relativi alla lotta allo spreco alimentare e per ridurre i rifiuti tessili, una direttiva quadro sui suoli, un regolamento sulle nuove biotecnologie per l’agricoltura, e due sui semi e il materiale da riproduzione delle piante.
Per quanto riguarda lo spreco di alimenti, tra la fine della passata legislatura e l’inizio dell’attuale mandato l’Ue si è data strumenti di monitoraggio e misurazione, muovendosi nel solco dell’obiettivo Onu di sviluppo sostenibile 12.3: dimezzare lo spreco nelle fasi di vendita al dettaglio e consumo entro il 2030.
La Commissione proporrà quindi un obbligo di ridurre gli sprechi del 30% per vendita al dettaglio e consumo e del 10% per l’industria alimentare entro la fine del decennio. I target saranno vincolanti a livello nazionale, con il 2020 come anno di riferimento. La produzione primaria (gli agricoltori) sarà esclusa. La presentazione dell’atto delegato sulla scadenza degli alimenti, attesa come parte del pacchetto ma che non ha raccolto sufficienti consensi nella consultazione tra gli Stati membri, è stata rinviata.
Nel settore tessile, la revisione del regolamento servirà in primo luogo ad armonizzare i regimi di responsabilità estesa del produttore (Epr) in vista dell’entrata in vigore del già previsto obbligo di raccolta differenziata, dal gennaio 2025. Paesi Bassi e Francia hanno nuovi sistemi già operativi o pronti a partire, in Italia i lavori sono a buon punto, in Belgio e Danimarca stanno per cominciare. Sono attesi anche aggiustamenti e definizioni tecniche per porre un freno all’export illegale di rifiuti tessili.
Dopo un primo fallimento del 2013, inoltre, la Commissione farà una nuova proposta per aggiornare la legislazione su semi e materiale riproduttivo delle piante. Le norme attuali risalgono agli anni Sessanta. L'obiettivo è di aprire nuovi mercati per prodotti di nicchia, orientati alla sostenibilità e alla diversità, bilanciando un sistema nato essenzialmente per aumentare le rese.
Anche per la legislazione sui suoli si tratta di un secondo tentativo. Il naufragio di un’analoga proposta intavolata dalla Commissione Barroso e le indicazioni emerse dalla battaglia sul regolamento per il ripristino della natura (Nature Restoration Law), attualmente ad alto rischio bocciatura nell’Europarlamento, hanno spinto la Commissione a concepire uno strumento legislativo che lascia ampia flessibilità, la direttiva, e a rinunciare a fissare obiettivi vincolanti per prevenire l'erosione e l'inquinamento dei suoli.
Infine, l’Ue riaprirà il vaso di pandora della legislazione sugli Ogm. Nuove tecniche come la cisgenesi e la mutagenesi mirata attualmente sono assoggettate alle stesse regole di autorizzazione, tracciabilità e commercializzazione degli Ogm tradizionali, ma garantiscono maggiore precisione, velocità e accessibilità rispetto alla trangenesi che contraddistingue gli ogm, nonché rischi minori. Alcune delle piante prodotte con queste tecniche all'avanguardia e attualmente in fase di studio hanno caratteristiche tali (resistenza alla siccità e ai parassiti, alta produttività con meno ricorso ad input chimici) da spingere la Commissione ad alleggerire gli oneri regolamentari per imprese, commercio internazionale e ricerca, per dare agli agricoltori nuovi strumenti in linea con il Green Deal e in tempi relativamente brevi.
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