Gli aiuti pubblici alle imprese in forma di contratti per differenza per il parco nucleare esistente continuano a separare Berlino e Parigi e a bloccare la riforma del mercato elettrico. A Bruxelles “la discussione è in corso, non è un segreto che c’è un dibattito sul ruolo del nucleare ma vi dico chiaro e tondo che se non riusciamo a fare quello che vogliamo a livello Ue, lo faremo a livello nazionale: proteggeremo le nostre imprese contro la volatilità dei prezzi e i contratti”. Così la ministra francese per la transizione ecologica Agnès Pannier-Runacher ha arringato gli industriali d’Oltralpe nella Riunione degli Imprenditori di Francia 2023 (qui il video dell’intervento). Su questo punto è naufragato l'accordo sulla riforma tra i ministri Ue dell'Energia nell'ultima riunione di luglio. E le dichiarazioni battagliere di Pannier-Runacher segnalano che un compromesso ancora non c'è.
“Potete contare su di me per garantire le vostre forniture energetiche, ammortizzare gli aumenti, stabilizzare i prezzi dell'energia e promuovere regole di mercato protettive a livello Ue e nazionale”, ha scritto la ministra su Twitter/X, aggiungendo durante una tavola rotonda con le imprese tedesche che “oltre alle rinnovabili, il nucleare assicura l'approvvigionamento dell’Ue ed è una potente arma ecologica. Porterò avanti questa visione insieme ai miei colleghi dell’Alleanza per il Nucleare”.
La riforma del mercato elettrico si è arenata in Consiglio Ue perché la Francia chiede che i sussidi allo sviluppo dei contratti pubblici-privati cosiddetti "per differenza" (CfD), possano valere anche per le attività nucleari esistenti. Germania, Austria, Lussemburgo e Italia sono contrarie. Austria e Lussemburgo per una storica opposizione al nucleare, Germania e Italia perché – vista la particolarità del mix elettrico francese prodotto per quasi l’80% con l’energia atomica – una misura del genere avvantaggerebbe le imprese francesi su quelle del resto del continente, in quanto si tradurrebbe in un sussidio pubblico automatico per i produttori di energia nazionali in caso di crisi con conseguente schermatura permanente delle aziende transalpine dalla fluttuazione dei prezzi.
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