Il nuovo Patto di stabilità Ue, che dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio, toglierebbero agli Stati più indebitati 135 miliardi di euro l’anno per gli investimenti, gli obiettivi climatici dell'Ue e una transizione socialmente equa. E’ l’analisi della New Economics Foundation (Nef), secondo cui le regole di bilancio proposte dalla Commissione non tengono conto dei costi sociali e ambientali dei tagli alla spesa. “Se i Paesi sono costretti a tagliare le infrastrutture e i servizi pubblici, la crescita economica rallenterà – si legge in una nota della Nef – e limitare la spesa per mitigare i cambiamenti climatici ora significherà che i governi dovranno spendere di più in futuro per adattarsi agli impatti del dissesto climatico”. Così, prosegue lo studio, si rischia di aumentare il divario tra i Paesi più ricchi e meno indebitati, come la Germania, i Paesi Bassi e la Polonia, e i Paesi meno ricchi, come l'Italia, la Spagna e la Grecia.
Precedenti ricerche della Nef hanno rilevato che le nuove regole di prestito attualmente proposte dalla Commissione europea limiteranno la capacità di tutti i Paesi dell'Ue, tranne quattro, di effettuare gli investimenti necessari per rispettare gli impegni internazionali sul clima per limitare il riscaldamento globale a 1,5° gradi. Anche la Corte dei conti europea ha lanciato l'allarme sul rischio che l'Ue non riesca a raggiungere i suoi obiettivi climatici per il 2030, a causa dell'incertezza sul fatto che vengano investiti fondi sufficienti per la transizione.
La Nef raccomanda all'Ue di rifiutare limitazioni arbitrarie al debito e al deficit degli Stati membri a favore di un approccio più flessibile, che tenga conto delle esigenze e delle circostanze di ogni singolo Paese. Inoltre, sostiene che la spesa verde dovrebbe essere esclusa dal limite di deficit del 3% che l'UE impone agli Stati membri.
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