Un piano da 180 miliardi, un operatore di rete europeo indipendente e Ets a coprire tutti i settori nel 2035. Sono alcune proposte del “Nuovo quadro di governance per salvaguardare il Green Deal europeo” elaborato dal think tank Bruegel.
Uno dei problemi fondamentali del Green Deal, indicano gli autori del paper, è il mancato aggiornamento del quadro della governance energetica e climatica dell'Ue. Per il Bruegel le priorità politiche di lungo periodo devono essere cinque. In primo luogo, tutte le emissioni dovrebbero essere soggette a un sistema di scambio. Dopo il 2030 ai due Ets creati con il Green Deal (per l’industria e l’energia, e per edifici e trasporti) dovranno aggiungersi i mercati della CO2 per l’agricoltura, e gli altri settori non coperti. Entro il 2040 i tre sistemi dovrebbero convergere.
In secondo luogo, serve un Piano di investimenti verdi da 180 miliardi per il periodo 2024-30 e le nuove regole di bilancio, attualmente in discussione, dovrebbero consentire ai Paesi più indebitati un rientro più lento, a condizione effettuino investimenti aggiuntivi per la riduzione delle emissioni. Terzo, dovrebbe essere istituita un'Agenzia europea dell'energia, sul modello dell’Agenzia europea dell’Ambiente.
La governance dell'energia e del clima, è la quarta proposta del Bruegel, dovrebbe essere elevata al livello dei capi di Stato e di governo per aumentare il coordinamento delle politiche e la titolarità politica. Almeno una volta all'anno dovrebbero essere organizzati speciali vertici europei su energia e clima.
Infine, lo sviluppo e la gestione della rete di trasmissione dovrebbero essere guidati dalla minimizzazione dei costi a livello europeo, anche grazie alla creazione di un operatore di rete europeo indipendente, che sarebbe in grado di garantire una trasmissione transfrontaliera ottimale e promuovere gli investimenti.
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