Le imprese e le famiglie "traggono chiaramente vantaggio" da una transizione verde più rapida. E’ il risultato del secondo stress test condotto dalla Banca Centrale Europea sull’impatto economico del cambiamento climatico. Per la Bce, è vero che una transizione a tappe forzate comporta inizialmente maggiori investimenti e costi energetici più elevati, ma essa diminuisce "significativamente" i rischi finanziari nel medio termine.
Sia i profitti che il potere d'acquisto sarebbero meno influenzati negativamente, poiché gli investimenti anticipati nelle energie rinnovabili si ripagano prima e, in ultima analisi, riducono le spese energetiche.
Nello scenario della transizione accelerata allineata agli obiettivi di Parigi, gli investimenti verdi delle imprese dell'area dell'euro salgono a 2mila miliardi di euro entro il 2025, mentre ammontano a soli 500 milioni negli altri due scenari considerati, uno con l’azione climatica che accelera solo dopo il 2026 con gli obiettivi di Parigi (accelerazione “tardiva”), l’altro senza obiettivi di Parigi (“transizione ritardata”).
Nella transizione tardiva, gli investimenti verdi raggiungono quelli della transizione accelerata entro il 2030, raggiungendo entrambi un totale di 3mila miliardi di euro, mentre rimangono inferiori nella transizione ritardata. Nei due scenari, per recuperare il ritardo gli investimenti verdi dovrebbero essere incrementati rapidamente, mettendo a rischio le imprese, in particolare nei settori ad alta intensità energetica come quello manifatturiero, minerario ed elettrico, con un aumento dei livelli di indebitamento e una riduzione dei profitti circa doppia rispetto alla media delle imprese dell'area dell'euro. Con l’aumento dei rischi per le imprese, aumenta anche quello per le banche, fa notare la Bce.
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