Pochi giorni dopo la notizia del blocco degli iPhone 12 in Francia, per via del superamento dei limiti nell'emissione di radiazioni, Apple risponde all'Agenzia nazionale per le frequenze francese (Anfr). Come riportato da Le Parisien, la compagnia americana ha rassicurato Jean-Noël Barrot, ministro responsabile della tecnologia digitale del Paese, promettendo che presto renderà disponibile un aggiornamento software di iOs in grado di conformare il livello delle onde elettromagnetiche degli iPhone 12 alle normative vigenti.
Nel caso dello smartphone presentato nel 2020, il livello di Sar raccolto dall'iPhone 12 mentre è nelle mani degli utenti o nella tasca dei pantaloni, è risultato essere di 5,74 watt per chilogrammo, mentre il limite europeo è di 4 watt per chilogrammo. Barrot ha ricordato che i limiti imposti il livello di emissioni che, secondo studi scientifici, possono avere conseguenze per l'uomo. Il telefono quindi supera solo di poco i valori richiesti, quanto basta per spingere Parigi a intimare un blocco nella vendita dei modelli in caso di una mancata risoluzione da parte del produttore. La stessa agenzia transalpina ha misurato il livello di Sar durante il trasporto dello smartphone in una borsa o uno zaino, rilevando valori conformi e inferiori a 2 watt per chilogrammo. Il colosso californiano ha confermato l'annuncio del ministro:
"Pubblicheremo un aggiornamento software per gli utenti francesi per tenere conto del protocollo utilizzato dalle autorità di regolamentazione". Parlando a Le Parisien, Apple assicura che il problema è legato ad uno specifico protocollo di test utilizzato dalle organizzazioni di regolamentazione nazionali. "Dal suo lancio nel 2020, l'iPhone 12 è stato certificato e riconosciuto conforme alle varie normative e agli standard applicabili in tutto il mondo" le parole dell'azienda di Cupertino.
La decisione di Parigi di fermare le vendite è stata nel frattempo notificata alla Commissione europea ai sensi della direttiva Ue sulle apparecchiature radio. "I Paesi membri hanno ora un periodo di tre mesi per esaminare queste restrizioni e decidere se opporsi o meno", ha spiegato una portavoce dell'esecutivo comunitario, sottolineando che, "a seconda di ciò che accadrà dopo e delle reazioni che ci saranno", si apriranno poi diversi scenari per un'eventuale azione Ue. "Per ora la Commissione non prende misure" e aspetta le reazioni dei governi, ma il divieto si estenderà "automaticamente" a tutto il territorio europeo se entro i prossimi tre mesi i Paesi membri non solleveranno obiezioni".
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