I produttori di medicinali e di cosmetici dovranno contribuire finanziariamente alla rimozione dei microinquinanti dalle acque di scarico urbane. E’ la proposta dei ministri Ue dell’ambiente nel processo di riforma della direttiva sulle acque reflue urbane. Il principio “chi inquina paga” applicato alla depurazione è uno dei punti della direttiva che trova d’accordo Consiglio, Commissione europea ed Europarlamento, anche se le tre istituzioni lo declinano in tempi diversi: dal 2035 per esecutivo ed Eurocamera, dal 2045 per gli Stati.
Secondo il testo adottato dal Consiglio l’obbligo di raccolta delle acque di scarico urbane va previsto per centri a partire da 1.250 abitanti dal 2035, con trattamento secondario (rifiuti organici) dalla stessa data. La Commissione propone che le nuove regole si applichino ai centri da 1.000 abitanti dal 2031 e l’Europarlamento ad agglomerati da 750 abitanti dal 2032. Oggi, gli standard comuni di scarico e depurazione si applicano da 2.000 abitanti.
Per i ministri, il trattamento terziario (rimozione di fosforo e azoto) dovrebbe essere obbligatorio solo dal 2045, per agglomerati grandi (più di 150mila di popolazione equivalente) e per quelli più piccoli a rischio eutrofizzazione delle acque. Il trattamento delle acque di quarto livello, per i microinquinanti, dovrebbe diventare requisito vincolante nel 2045 e solo per centri da 250mila di popolazione equivalente in su, con contributo finanziario da parte delle industrie maggiormente responsabili per questo tipo di inquinanti, farmaceutica e cosmetica. Ritardato al 2045 rispetto agli emendamenti proposti dall’Europarlamento (100% al 2040) l’obbligo di uso di energie rinnovabili per gli impianti di depurazione.
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