Dopo quattro mesi di stallo, i ministri dell'energia Ue hanno raggiunto una posizione comune sulla riforma del mercato elettrico. Il testo adottato, che dovrà essere negoziato con l'Europarlamento, designa i "contratti per differenza a due vie" (CfD) come il modello obbligatorio di contratto quando sono coinvolti fondi pubblici. Questi contratti si applicherebbero agli investimenti in nuovi impianti di produzione di energia basati sull’energia eolica, solare, geotermica, idroelettrica senza serbatoio e nucleare.
La possibilità di usare questi strumenti sugli impianti nucleari esistenti è stato uno dei nodi principali del negoziato, finalmente sbloccato da una formulazione che ha messo d’accordo Francia e Germania dopo mesi di tensioni. I ricavi dei contratti per potranno anche essere utilizzati per finanziare i costi dei regimi di aiuti diretti sui prezzi o gli investimenti per ridurre i costi dell'elettricità per le famiglie.
La possibilità di applicare un tetto ai profitti eccessivi di energie rinnovabili, il nucleare e la lignite (tecnologie inframarginali) è stato esteso di un anno, fino al 30 giugno 2024.
"Il testo concordato - si legge in una nota del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) - contiene elementi fortemente voluti dall’Italia, quali il rafforzamento degli strumenti di lungo termine, Contratti per Differenza e PPA, per fornire gli adeguati segnali di prezzo per lo sviluppo di nuovi impianti, rinnovabili e nucleari". Questo incentiva anche "il desiderato ‘disaccoppiamento’ di tali tecnologie inframarginali dal prezzo del gas naturale", sottolinea il Mase.
Altri punti sottlineati dal governo sono "il focus sugli strumenti dedicati allo sviluppo della necessaria capacità flessibile, quale quella di accumulo di grandi dimensioni, e il riconoscimento del ruolo strutturale dei meccanismi di capacità".
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