Ubicazione e gestione del nuovo Fondo, entità e fonti di finanziamento, responsabilità “comune ma differenziata”, equità, assegnazione, relazione con altri accordi di finanziamento. Sono i temi caldi del negoziato in corso ad Abu Dhabi nella quinta riunione del comitato di transizione, che prepara i lavori della Cop28 di Dubai. Lo scontro è tra Stati in via di sviluppo ed economie sviluppate. L’Ue prova a mediare, fino a proporre di utilizzare la tassazione dell’aviazione come fonte di finanziamento.
L’obiettivo del comitato di transizione è mettere d’accordo tutti per rendere operativo un fondo globale permanente per "perdite e danni" (loss & damage) da cambiamento climatico, come previsto dalla Cop di Sharm El Sheik l’anno scorso e indicato già nell’Accordo di Parigi “Servono raccomandazioni forti e chiare”, ha riassunto il presidente della Cop28 Ahmed Al-Jaber.
Ma il loss and damage si conferma questione che divide le economie avanzate e i Paesi in via di sviluppo. Gli Usa, in particolare, spingono perché tutti i Paesi contribuiscano in egual misura alla capitalizzazione del Fondo, che dovrà essere ospitato dalla Banca Mondiale. I Paesi in via di sviluppo, in particolare l’Alleanza dei piccoli Stati insulari, non si fidano della Banca Mondiale, la cui governance è sbilanciata verso gli Usa. Potrebbero accettare la World Bank come una soluzione provvisoria, ma vogliono precise garanzie.
La posizione del G77 più la Cina è che il Fondo deve essere indipendente e ospitato nell'ambito dell'organismo delle Nazioni Unite per il clima. Le nazioni ricche devono contribuire al suo finanziamento secondo i principi concordati e sanciti dall’Onu sulla responsabilità “comune ma differenziata”. Su questo punto, in particolare, l’irrigidimento degli Stati Uniti rischia “di far deragliare i colloqui”, ha dichiarato il direttore delle politiche e delle campagne di ActionAid USA, Brandon Wu.
L’Ue prova a mediare. “In primo luogo – ha detto nel suo intervento il Commissario Ue al clima Wopke Hoekstra – il fondo deve essere destinato ai più vulnerabili, che, tra l'altro, sono anche i meno responsabili del cambiamento climatico”. Questa considerazione “implicherebbe un'allocazione minima per i gli Stati insulari e i Paesi meno sviluppati”, ha aggiunto. L’idea della Banca Mondiale è una “opportunità” ha spiegato Hoekstra, per “agire con urgenza, perché vogliamo rendere operativo il Fondo il prima possibile”. D’altro canto, vanno “riconosciute le preoccupazioni sollevate dagli Stati insulari” e “bisogna assicurarsi” che “l’istituzione ne tenga conto”.
Sulle fonti di finanziamento, Hoesktra ha invitato inoltre tutti a considerare alternative. “Potremmo prendere in considerazione l'aviazione – ha dichiarato – si tratta di uno dei settori meno tassati in tutto il mondo e potrebbe fornirci un'ulteriore fonte di entrate”. Questo “non solo per le perdite e i danni, ma per l'azione per il clima in generale”, ha concluso.
Il compromesso sembra difficile ma “è necessario, in modo che una bozza di proposta possa essere presentata alla Cop28 e il Fondo possa iniziare a lavorare il prima possibile”, spiegano dal Climate Action Network International. "Il tempo stringe – spiega più nel dettaglio Harjeet Singh, responsabile della Strategia politica globale del Network – dobbiamo colmare il gap di fiducia tra le parti, rendere operativo il fondo e fornire il sostegno necessario a chi ne ha più bisogno. Non possiamo permetterci di fallire, perché sono in gioco le vite e i mezzi di sussistenza di milioni di persone".
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