E' partita il 13 novembre a Nairobi (Kenya) la terza sessione del Comitato negoziale intergovernativo per sviluppare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino (INC-3).
In un articolo su Science un gruppo di ricercatori afferma che il trattato deve dare la priorità ai problemi di "upstream": tagliare la produzione totale e il consumo di materie plastiche, eliminare eliminare sostanze chimiche pericolose e affrontare i sussidi per combustibili fossili. Secondo gli scienziati l’attenzione al riciclaggio a valle e alla gestione dei rifiuti è “di importanza vitale”, ma “la vera soluzione deve affrontare l'intero ciclo di vita della plastica”.
Attualmente, il recupero e il riciclaggio "a valle" ricevono l'88% del denaro degli investimenti, mentre solo il 4% è diretto a soluzioni di riutilizzo "a monte". Secondo gli autori dell’articolo, questo squilibrio deriva da un approccio che continua ad accelerare la produzione, il consumo e i rifiuti, complicando la "tripla crisi planetaria", fatta da cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e inquinamento.
La bozza zero del trattato, denunciano gli scienziati, rischia di enfatizzare “in modo sproporzionato gli investimenti nella gestione dei rifiuti e trascura le opportunità" per strategie a monte più efficienti ed economiche come la riduzione, la riprogettazione e il riutilizzo.
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