I miliardi di aiuti statali a tutela di industria e consumatori contro il caro prezzi dell’energia tra il 2021 e il 2023 sono stati distribuiti in modo inefficiente e sono “un'occasione mancata per il contratto socio-ecologico”. E’ la conclusione di una ricerca condotta in 7 Stati membri dell'Ue – tra cui l’Italia – dall’Etui, il centro di ricerca della Confederazione europea dei sindacati.
Il sostegno dei governi nazionali a breve termine durante la recente crisi energetica “è stato poco mirato”, denuncia l’Etui, con obiettivi di politica sociale e climatica “messi in secondo piano”. I “maggiori beneficiari dei sussidi pubblici ai combustibili fossili sono stati i gruppi a più alto reddito e le persone più ricche”, prosegue la ricerca.
Tra settembre 2021 e agosto 2023 gli Stati membri dell'UE hanno stanziato quasi 700 miliardi di euro per proteggere i consumatori e l'industria dall'aumento dei costi energetici. I governi, argomenta lo studio, hanno sostanzialmente attuato misure di prezzo non mirate (58,6% del totale) - ad esempio, tagli alle accise e all'Iva - seguite da misure di sostegno al reddito non mirate (19,2%). Le misure di sostegno al reddito mirate costituiscono un ulteriore 14,3%, mentre le misure di prezzo mirate rappresentano il restante 7,8%. Le misure non mirate ad ampio raggio sono dominanti (rappresentano quasi l'80% del sostegno totale), raggiungendo l'intera popolazione indipendentemente dal reddito o da altre caratteristiche.
"Di conseguenza - conclude l'Etui - gli obiettivi di politica sociale e climatica sono stati messi in secondo piano e i maggiori beneficiari (in termini di importo assoluto) dei sussidi pubblici ai combustibili fossili sono stati i gruppi a più alto reddito, la cui maggiore impronta di carbonio è stata quindi cofinanziata dalle scarse risorse pubbliche".
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