Dal 2027 le grandi imprese con più di 500 dipendenti e un fatturato netto mondiale di 150 milioni di euro dovranno rispettare nuovi requisiti per ridurre gli impatti negativi effettivi e potenziali sui diritti umani e sull'ambiente, delle proprie operazioni, di quelle delle loro filiali e di quelle svolte dai loro partner commerciali. E’ l’effetto dell’accordo Ue sulla direttiva sulla dovuta diligenza in materia di sostenibilità delle imprese (Csddd). Il settore finanziario sarà temporaneamente escluso dall'ambito di applicazione della direttiva, che rafforza le disposizioni relative all'obbligo per le grandi imprese di adottare e attuare un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici.
Oltre a definire gli obblighi, la direttiva stabilisce norme sulle sanzioni e sulla responsabilità civile in caso di violazione. L'accordo ha fissato il campo di applicazione della direttiva alle grandi imprese con più di 500 dipendenti e un fatturato netto mondiale di 150 milioni di euro. Per le imprese extra-Ue si applicherà se hanno un fatturato netto di 300 milioni di euro generato nell'Ue, 3 anni dopo l'entrata in vigore della direttiva. La Commissione dovrà pubblicare un elenco delle società non Ue che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva.
Per le aziende che non pagano le multe imposte loro in caso di violazione della direttiva, l'accordo provvisorio prevede diverse misure ingiuntive e prende in considerazione il fatturato dell'azienda per imporre sanzioni pecuniarie (cioè un minimo massimo del 5% del fatturato netto dell'azienda).
La conformità alla Csddd potrà essere considerata un criterio per l'aggiudicazione di appalti pubblici e concessioni.
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