La Commissione europea accende un faro sui colossi del porno inserendo i siti web per adulti Pornhub, Stripchat e XVideos tra le grandi piattaforme digitali sotto sorveglianza nell'ambito del Digital Services Act (Dsa). Traduzione: sono in arrivo "obblighi più rigidi" e, in prospettiva, multe sontuose in mancanza del rispetto delle norme. "Creare un ambiente online più sicuro per i nostri figli è una delle priorità di applicazione del Dsa", ha sottolineato il commissario per il Mercato interno Thierry Breton.
Dalla fine di aprile, quattro mesi dopo la designazione, i siti dovranno applicare le regole più severe per garantire, in particolare, che mettano in atto le salvaguardie necessarie per la tutela dei minori e per contrastare la diffusione di contenuti illegali, come le immagini di stupro o di abuso. Pornhub, Stripchat e XVideos saranno così accomunati ai big della rete come Google, Apple, Facebook, Amazon, X e TikTok (oltre che ad altre tredici piattaforme considerate regine del mercato digitale) ciascuna con più di 45 milioni di utenti attivi nell'Ue. La Commissione europea sarà responsabile della supervisione in collaborazione con i coordinatori dei servizi digitali dei Paesi membri.
La vicepresidente Margrethe Vestager ha poi dichiarato che la designazione dei tre siti pornografici "consentirà un maggiore controllo e responsabilità dei loro algoritmi e processi". Le "piattaforme online molto grandi" (o VLOP) sono considerate da Bruxelles di "importanza sistemica" in virtù delle loro dimensioni e devono dimostrare cosa stanno facendo per conformarsi al Dsa. Nella prima reazione alla notizia, Pornhub ha protestato per l'inclusione nella lista sostenendo che il sito ha avuto 'solo' 33 milioni di spettatori medi mensili nell'Ue nei sei mesi fino al 31 luglio di quest'anno, un numero inferiore ai 45 milioni necessari per essere considerato una piattaforma di grandi dimensioni.
Non stupisce che sia preferibile evitare la designazione: i siti che violano le regole del Dsa, infatti, potrebbero essere multati fino al sei per cento del loro fatturato annuo globale o addirittura essere banditi dall'operare in Europa in caso di violazioni gravi e ripetute. Inoltre sono soggetti a una maggiore trasparenza, con l'obbligo di fornire l'accesso ai propri dati ai ricercatori approvati dall'Ue e devono sottoporsi, a proprie spese, a un audit esterno una volta all'anno per verificare la conformità alle norme europee. Nessuna azienda è ancora stata giudicata colpevole di violazione delle nuove norme sui contenuti.
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