Risparmi energetici oltre il 60%, forte riduzione delle emissioni e prevedibilità a lungo termine per investitori e industria per una tecnologia più verde. Sono i principali benefici ambientali dello spegnimento del rame in favore della fibra. Parola degli operatori del settore, tra i quali Open Fiber, che riuniti dalla presidenza ungherese di turno dell'Ue a Bruxelles per una conferenza sul tema sono tornati a chiedere che la politica di switch-off sia una priorità Ue, accogliendo con favore le indicazioni in questo senso contenute nel Libro bianco delle tlc pubblicato a febbraio e spronando Bruxelles ad adottare "un quadro normativo chiaro e prevedibile".
L'abbandono del rame, che è un materiale critico - viene spiegato -, "può essere facilmente riutilizzato senza perdere le sue proprietà e può diventare un asset per le aziende". E un esempio è rintracciabile in Francia, dove è stato stimato che il riciclo della rete in rame può valere fino a 8 miliardi.
Approvato a novembre il suo Net Zero Plan per azzerare le emissioni con dieci anni di anticipo rispetto agli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite, Open Fiber è protagonista anche in Europa nel confronto sull'efficienza energetica nelle tlc. Un elemento che l'operatore all'ingrosso FTTH leader in Italia considera "chiave". E uno dei fattori da considerare riguarda le emissioni cosiddette 'scope 3', quelle indirette legate ad attività che non sono sotto il controllo aziendale. "Il settore si sta sforzando per migliorare la qualità dei dati e ciò potrà aiutare anche a definire una metodologia comparabile" che "dovrebbe diventare lo standard per il settore", evidenzia Francesco Rotunno, specialista per gli Affari europei di Open Fiber, indicando la necessità di "monitorare la catena del valore", tenendo sempre in considerazione "le emissioni lungo l’intero ciclo di vita". "Ad esempio - sottolinea -, per le reti in fibra, che in generale hanno una ridotta impronta di carbonio, va considerato che il livello di emissioni scope 3 sarà maggiore durante la fase di realizzazione, mentre diminuirà significativamente una volta completata l’infrastruttura perché le operazioni di manutenzione sono ridotte rispetto, ad esempio, alle reti in rame".
Le tlc, del resto, rappresentano circa il 7-9% dei consumi elettrici e il 3% delle emissioni globali. E, nell'ottica della transizione green, gli operatori ritengono dunque "importante privilegiare l'adozione delle reti che garantiscono le migliori prestazioni ambientali, come la fibra che assicura oltre il 60% di risparmio energetico". Un elemento rilevante che, nelle richieste del settore, dovrebbe essere accompagnato da politiche adeguate. Un intervento ritenuto essenziale è l'inserimento delle tlc nella Tassonomia Ue, da cui sono per ora tagliate fuori. "L’attuale esclusione del settore e, soprattutto, della fibra potrebbe penalizzare gli investimenti in questo asset green", ammonisce Open Fiber. In effetti, "per la comunità degli investitori sta diventando difficile includere gli investimenti in fibra nel proprio rapporto di investimenti verdi a causa dell’assenza di un riferimento chiaro nella regolamentazione della Tassonomia".
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