Imporre o non imporre i dazi sulle auto elettriche cinesi. A Bruxelles slitta il voto decisivo dei Paesi Ue, in programma il 25 settembre, per confermare l'introduzione di dazi definitivi sulle auto elettriche importate dalla Cina. Lo si apprende da fonti diplomatiche europee, dopo che l'incontro a Bruxelles tra il ministro cinese del commercio, Wang Wentao, e il responsabile per le questioni commerciali in seno alla Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, non ha sortito i risultati sperati.
L'Ue e la Cina "hanno concordato di intensificare gli sforzi per trovare una soluzione efficace, applicabile e compatibile con le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio per il caso delle auto elettriche", fa sapere il vicepresidente via social dopo l'incontro a Palazzo Berlaymont del 19 settembre. Stando a quanto riferito da un portavoce, Dombrovskis avrebbe ribadito che l'indagine sui sussidi cinesi "si basa rigorosamente su fatti e prove ed è pienamente conforme alle norme dell'Organizzazione mondiale del commercio e al diritto comunitario", assicurando inoltre che "il mercato" continentale "rimarrà aperto alle importazioni di veicoli elettrici cinesi, poiché l'obiettivo dell'Ue è quello di compensare solo i sussidi identificati, consentendo così una concorrenza leale sul mercato interno e condizioni di parità".
Bruxelles e Pechino hanno quindi "concordato di riesaminare gli impegni sui prezzi", dando "istruzioni ai rispettivi team affinché si impegnino al massimo per raggiungere una soluzione reciprocamente accettabile" e mantenendo "aperto il canale di comunicazione a livello ministeriale". Per rispondere ai maxi sussidi elargiti da Pechino, la Commissione Ue ha imposto a inizio luglio tariffe aggiuntive fino al 36,3% nei confronti dei principali produttori Byd, Geely e Saic, che si vanno ad aggiungere ai dazi del 10% a cui erano già soggetti gli esportatori dalla Cina. Misure restrittive annunciate, a cui la Cina ha presto risposto intensificando le indagini sulle importazioni europee di alimenti e bevande, tra cui carne di maiale e brandy, che hanno contribuito a inasprire ancora di più le tensioni commerciali.
I dazi a dodici stelle devono ora essere confermati dai governi in un voto a maggioranza qualificata, che si raggiunge quando a votare a favore sono almeno 15% degli Stati membri Ue che rappresentano almeno il 65% della popolazione dell'Ue. Se il voto sarà positivo, saranno applicati per 5 anni. A metà luglio, in una votazione non vincolante, dodici capitali - tra cui Italia e Spagna - si sono espresse a favore della stretta contro i sussidi "sleali". Undici Paesi, tra cui la Germania, gli astenuti e solo quattro i contrari. Da allora e viste le contromisure annunciate da Pechino sul comparto agroalimentare Ue, il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha chiesto di riconsiderare l'imposizione delle tariffe. Una marcia indietro che l'Italia non sembra intenzionata a sostenere. "Sosteniamo la posizione Ue", ha chiarito il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dopo aver accolto il 16 settembre a Roma il ministro cinese del commercio, che poi ha fatto tappa a Bruxelles.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA