Partenza in salita per la tassa sui rifiuti di imballaggi in plastica non riciclati introdotta nel 2021 come nuova risorsa propria dell'Ue. E' quanto osserva la Corte dei Conti dell'Ue in un report speciale pubblicato il 16 settembre che ha valutato l'applicazione della nuova entrata fiscale basata sui rifiuti di imballaggi in plastica non riciclati generati dagli Stati membri, che nel 2023 ha generato 7,2 miliardi di euro, il 4,0% delle entrate totali dell'Ue, con l'Italia che era il terzo contributore netto dopo la Francia e la Germania.
I revisori di Lussemburgo denunciano azioni di monitoraggio e attuazione "poco tempestive" da parte della Commissione europea e sostanziale "impreparazione" da parte dei governi. Tra le criticità sottolineate anche l'affidabilità dei dati, nonché una mancanza di controlli adeguati sui rifiuti di imballaggi in plastica effettivamente riciclati, con la conseguenza di calcolare in modo errato anche le entrate fiscali che ne derivano.
Stando ai dati della Corte, la maggior parte degli Stati membri avevano sottostimato la quantità totale di rifiuti di imballaggio non riciclati prevista per il 2021 era di 1,4 miliardi di chilogrammi in meno rispetto alle quantità comunicate nel 2023. Di conseguenza, la risorsa propria basata sulla plastica per il 2021 è stata sottostimata di 1,1 miliardi di euro (circa un quinto dei 5,9 miliardi di euro riscossi quell’anno), ed è stato necessario compensarla con un’altra risorsa per riequilibrare il bilancio. La Corte raccomanda alla Commissione di migliorare la "comparabilità e l'affidabilità dei dati" e mitigare il rischio che i rifiuti inviati ai riciclatori non vengano effettivamente riciclati.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA