"Ora servono risultati concreti, risposte alle nostre richieste". I magistrati romani che indagano sull'omicidio di Giulio Regeni, torturato e fatto trovare privo di vita il 3 febbraio del 2016 su una strada tra il Cairo e Alessandria d'Egitto, rompono gli indugi e al termine dell'incontro tra investigatori svolto nella capitale nordafricana chiedono "atti concreti" agli omologhi egiziani. Dal canto suo il nuovo procuratore egiziano, Hamada Al Sawi "si è impegnato a fare tutto il possibile per arrivare a stabilire la verità" e ha "ribadito la volontà a proseguire i rapporti bilaterali". In questo ambito è stata messa a punto una "nuova squadra investigativa" che dovrà "studiare e mettere in ordine le carte del caso". Le prossime settimane saranno, dunque, cruciali per il proseguo dell'indagine sulla morte del ricercatore italiano.
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