Più ottimisti rispetto
all'Inghilterra, senza significative differenze fra regioni,
attenti a limitare il contagio (e ciò fa temere una flessione al
botteghino, soprattutto nei primi mesi di riapertura) ma
desiderosi, e molto, di applaudire nuovamente gli spettacoli dal
vivo, a partire dai più giovani. E' l'identikit degli spettatori
italiani dopo il Covid19, come viene tratteggiato dalla ricerca
"After the interval - Dopo l'intervallo" svolta in Italia fra il
27 maggio e il 19 giugno 2020 e ispirata da un analogo sondaggio
svolto in Gran Bretagna. La ricerca è stata promossa dal Teatro
Stabile del Friuli Venezia Giulia in partnership con la società
inglese INDIGO e in collaborazione con Assomusica e Agis; una
indagine che ha raccolto 32.000 risposte.
I risultati: si respira innanzitutto un generale maggiore
ottimismo rispetto all'Inghilterra (motivato anche dal fatto che
la ricerca si è svolta: in Italia in una fase meno drammatica
dell'emergenza). Il 96 per cento degli spettatori ha sentito la
mancanza degli eventi dal vivo (93% in Inghilterra), e il 30,5%
di questi sta già comprando - o pensa di comprare a breve -
biglietti per spettacoli (nel Regno Unito lo fa il 17%). Il
sentiment è diffuso sul territorio italiano, Lombardia compresa.
Anagraficamente, se i più giovani ritorneranno nei luoghi di
spettacolo con maggior fiducia e nell'immediato, appaiono più
preoccupati gli spettatori di fascia matura: una parte attenderà
a lungo prima di prenotare nuovi eventi (il 24% attenderà 3-4
mesi, il 18% fino a 6 mesi). E' per questo che organizzatori e
teatri ipotizzano - soprattutto nei primi mesi di riapertura -
una flessione nella presenza di pubblico fino al 20-25%.
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