Fornire strumenti informativi e
pratici per diffondere ulteriormente la cultura delle cure
palliative in campo cardiovascolare, perché, attraverso nuove
modalità organizzative, si giunga a migliorare la cura del
malato nelle fasi finali della vita. E' l'obiettivo dei lavori
pubblicati nel numero di aprile 2020 del Giornale Italiano
Cardiologia elaborati da un Gruppo di Lavoro multidisciplinare
cui hanno partecipato professionisti di varie realtà italiane
coordinati da Massimo Romanò (Milano), Raffaella Antonione
(Monfalcone) e Gianfranco Sinagra (Trieste).
I contributi, si legge in una nota, affrontano vari temi della
medicina palliativa come l'uso dei farmaci e dispositivi nelle
fasi avanzate delle malattie.
Lo scompenso cardiaco, riportano i lavori, è la principale causa
di ricovero in Italia dopo il parto: la sua prevalenza è
destinata ad aumentare con il prolungamento della vita media e
la riduzione della mortalità. La diffusione di questa patologia,
in particolare nel paziente anziano e fragile, sta modificando
il panorama clinico ed organizzativo.Nel corso della vita del
malato con scompenso cardiaco si intensificano quantità e
qualità dei trattamenti (spesso con ampio impiego di tecnologia
complessa e invasiva), che tuttavia, nelle fasi finali della
vita, non sono sempre e possono risultare talora futili. In
queste fasi la prognosi, per il Gruppo di Lavoro, non è il solo
criterio per definire scelte; piuttosto l'individuazione e la
soddisfazione dei bisogni del malato e dei familiari, bisogni
clinici, psicologici, spirituali e di condivisione, diventano
principale fattore di riferimento. La consapevolezza di questa
realtà può aumentare e dare risultati positivi creando
sensibilità adeguate a dar risposte ai bisogni dei malati: ciò
passa dalla contaminazione culturale fra le differenti
professionalità coinvolte nella cura del paziente scompensato e
alla individuazione di modelli organizzativi condivisi,
sostenibili, efficaci.
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