Con l'avvio della Via della seta
"l'italia si era mossa inizialmente bene, ma poi si è
addormentata". Lo ha detto l'ex presidente del Consiglio, Romano
Prodi, intervenendo questa mattina al webinar promosso da Alma
Mater Studiorum - Università di Bologna, Università di Genova,
dell'Insubria e di Trieste, nell'ambito del progetto Prin dal
titolo "Belt and Road Initiative". "L'Italia - ha ricordato
Prodi - è il terminale naturale della via marittima della Via
della Seta. Abbiamo due archi, quello tirrenico e quello
adriatico che sono molto vicini ai grandi mercati del Nord".
Eppure, ha aggiunto l'ex presidente della Commissione Ue, il
Paese non ha saputo gestire al meglio le potenzialità dei "porti
di Taranto e di Gioia Tauro" e sfruttare quelle degli scali del
Nord. Per Prodi, da tempo si sarebbe dovuto istituire "due
Autorità portuali, una del Tirreno e una dell'Adriatico e
realizzare così un arco di arrivo tirrenico (Livorno, Genova, La
Spezia e Savona fino a Marsiglia) e uno adriatico (con Ravenna,
Venezia, Trieste e Monfalcone, Fiume e Capodistria)
sufficientemente robusto per diventare una calamita dei traffici
Europa-Cina". Oggi, invece, ha insistito, "la Via della Seta sia
per mare, che per terra rimane una via del Nord e questo proprio
non ha alcun senso". "Il problema italiano - ha concluso Prodi -
è presentarsi grandezza di fronte a grandezza. Cosa che noi non
stiamo facendo".
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