In tanti in Piazza Oberdan, luogo
simbolo della storia tormentata del capoluogo giuliano, si sono
radunati per festeggiare i 107 anni dello scrittore triestino di
origine slovena, Boris Pahor. Un momento conviviale e di
riflessione sulla figura e sull'opera di questo uomo che ha
vissuto in prima persona e guardato de visu i drammi del "secolo
breve".
Organizzato dal comitato Danilo Dolci, alle celebrazioni hanno
partecipato, oltre al presidente del sodalizio, Luciano Ferluga,
le operatrici culturali Elena Cerkvenic, che ha letto in sloveno
e in italiano alcuni passi di Qui è proibito parlare, e Anna
Maria Mozzi, e dell'attore teatrale Guido Dascenzo, che ha
recitato alcuni passi di Piazza Oberdan, anche quello in cui un
giovanissimo Pahor - all'epoca aveva solo sette anni e abitava
in un seminterrato nella vicina via Commerciale - vede bruciare
il Narodni Dom, e con esso tutto quello che finora l'edificio
progettato da Max Fabiani aveva rappresentato non solo per la
comunità slovena triestina. Tra gli altri brani letti
dall'attore triestino, anche quello che ricorda la presenza al
civico 6 di piazza Oberdan della stanza delle torture della
Gestapo, passaggio obbligato anche per Pahor, prima di prendere
la via di alcuni campi di sterminio nazisti, tra i quali Dachau
e Bergen-Belsen. Era presente alla festa anche la figlia dello
scrittore, Maja Pahor, defilata e timida, che non è intervenuta
ma ha seguito tutta la cerimonia. Alla fine i presenti hanno
fatto un brindisi alla salute dello scrittore.
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