Nel primo semestre 2020 il numero
di nuovi rapporti di lavoro dipendente attivati in regione nel
settore privato (esclusa l'agricoltura) è diminuito del 41,8%
rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: quasi 33.000
nuove assunzioni in meno. E' quanto rileva il ricercatore
dell'Ires Fvg, Alessandro Russo, su rielaborazione dati Inps.
La contrazione, spiega l'Ires, è l'effetto dell'emergenza
legata alla pandemia e della caduta di produzione e consumi. La
flessione ha riguardato tutte le tipologie contrattuali ed è
stata particolarmente accentuata per i rapporti che prevedono un
termine, in particolare per le assunzioni in somministrazione
(-50,4%) e per quelle stagionali (-49,8%).
Tra marzo-maggio, osserva Russo, si è registrato un crollo
dei flussi di assunzione rispetto allo stesso periodo del 2019
(-62,4%), mentre a giugno si rileva una parziale attenuazione
(-32,1%). Aprile è stato il mese più critico, con un numero di
ingressi nel mercato del lavoro diminuito dell'81,7%. In quel
mese le assunzioni stagionali si sono quasi azzerate (-97,6%);
battuta d'arresto anche per i contratti di lavoro intermittente
(-83,7%).
Nel primo semestre, osserva l'Ires, sono calate anche le
interruzioni dei rapporti di lavoro: -20,5% (-27,6% nel caso dei
contratti in somministrazione). Per quanto concerne le
motivazioni, la flessione maggiore ha riguardato quelle di
natura economica (-36,3%), anche per effetto del blocco dei
licenziamenti introdotto dal "Cura Italia".
Nel periodo preso in considerazione è diminuito anche il
numero di variazioni contrattuali (-26,7%) e sono aumentate le
domande di disoccupazione: le richieste di prestazione Naspi
sono passate da 14.685 a 16.646 (+13,4% su base annua). Lazio
(+20,6%), Trentino-Alto Adige (+18,8%) e Valle d'Aosta (+18,2%)
sono le regioni dove le domande sono cresciute di più.
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