"La soluzione per far riaprire i
ristoranti? Facciano servizio solo a chi ha scaricato la app
Immuni". Agendo in questo modo "il ristorante rimane pericoloso
individualmente, ma dal punto vista della società diventa molto
più sicuro perché diventa possibile isolare i casi di covid 19".
Parte da questo esempio teorico il professore di Data Science
alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa),
Guido Sanguinetti, per mettere in guardia dagli errori in cui si
può incorrere quando si analizzano i dati relativi ai
tracciamenti dei contatti in relazione alla sicurezza degli
ambienti.
In quest'ottica, spiega, "è essenziale tenere presente la
diversa efficacia del processo di tracciamento nei diversi
contesti. Se in famiglia o al lavoro è possibile ricostruire la
maggior parte dei contatti, diversa è la situazione per mezzi di
trasporto, bar o alberghi, a causa della natura dell'attività.
Ignorare questo aspetto può portare a grandi errori di
valutazione dell'origine del contagio e potenzialmente
complicare in maniera significativa il compito delle autorità
nell'ideazione e applicazione di misure preventive".
Al momento, porta ad esempio Sanguinetti, "non c'è evidenza
del fatto che bar e ristoranti siano luoghi sicuri perché non
riusciamo a misurare direttamente" il contagio, "ma i bar sono
ambienti che possono diventare affollati e in cui ci si toglie
la mascherina. Quindi è giusto quanto afferma il Comitato
tecnico scientifico quando suggerisce che sono ambienti
pericolosi. Poi spetta al Governo decidere in merito al giusto
equilibrio tra danno economico e protezione". E' però
necessario, in generale, "non appellarsi ai dati facendo errori:
bisogna saperli utilizzare non come 'supporto da gridare' ma
come una cosa da analizzare con conoscenze statistiche". Per
questo, insiste Sanguinetti, bisogna potenziare il
tracciamento. Anche permettendo l'accesso ai ristoranti solo per
chi ha la app Immuni.
Secondo una stima, conclude Sanguinetti "non si conosce
l'origine del 75% dei contagi", "ma sappiamo di per certo che
non può venire da quegli ambienti fortemente controllati come
famiglia, lavoro e scuola". L'invito, conclude, è dunque a
"ragionare sui dati in maniera sensata e non a sbandierarli in
modo errato a favore di posizioni preconcette".
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