Il virus Sars-Cov-2 si sta
evolvendo per cercare di superare la risposta degli anticorpi e
comincia a circolare più diffusamente anche nei bambini. Lo
certifica uno studio dell'Università di Trieste e Irccs "Burlo
Garofolo" di Trieste in collaborazione con l'Università di
Milano che ha identificato il primo caso pediatrico della
mutazione "N439K" in una bimba di Trieste che aveva una elevata
carica virale.
Nell'ambito delle varianti geniche si teme una diffusione
anche in Italia di quelle inglese (British B.1.1.7 variant),
sudafricana (South African variant B.1.351) e brasiliana
(Brazilian B.1.1.28.1 variant) con un "ruolo chiave" nel
resistere agli anticorpi sierici e verso alcuni anticorpi
monoclonali, utilizzati nei cocktail a scopo terapeutico.
L'Irccs "Burlo Garofolo" è un osservatorio privilegiato nel
monitoraggio del Covid-19 nei pazienti pediatrici. Durante la
seconda ondata sono stati osservati in alcuni bambini elevate
carica virali, con livelli mai riscontrati. Secondo Manola
Comar, professoressa di microbiologia dell'Università degli
Studi di Trieste, presso l'Irccs-Burlo Garofalo, si è sospettata
"una maggiore capacità del virus di infettare questa fascia di
popolazione", considerando comunque che "i bambini sembrano
possedere una parziale protezione al Covid -19 dovuta a una
maggiore esposizione rispetto agli adulti, ad altri coronavirus
umani". Nello specifico, l'analisi di un frammento virale
"Receptor Binding Domani", svolta dall'equipe dai professori
Pasquale Ferrante e Serena Delbue, virologi dell'Università di
Milano, ha identificato mutazioni in due bambini che avevano
cariche virali molto elevate e in uno di questi casi con
mutazioni nucleotidiche, di cui una "N439K".
Questo dato dimostra, secondo gli scienziati, che il virus
mutato è penetrato anche in una fetta della popolazione, finora,
poco esplorata. E anche che il Covid-19 per i bambini è una
malattia benigna nella stragrande maggioranza dei casi.
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